Apple ieri ha presentato la sesta versione del suo cellulare-che-fa-pure-il-caffè, l’iPhone 5. E lo sanno anche i sassi.
C’è chi calcola, prudentemente, che il Pil Usa avrà un balzo dello 0,5% dovuto solo alle vendite del nuovo prodotto della mela morsicata.
La politica commerciale di Apple, anche nel dopo Jobs, continua ad essere incentrata sull’innovazione spinta, una chiusura al resto del mondo tecnologico (formati proprietari, scelte controcorrente, sistemi operativi blindati ma stabili), una costruzione del mito costante, alimentata anche dai finti segreti, dai finti furti rivelatori dei finti segreti di cui sopra. E da un tizio in jeans e maglietta che, passeggiando su un palco come si fa su un lungomare d’estate, ci presenta prodotti che faranno miliardi di dollari. Fatti (discutibili o meno), non chiacchiere.
Ora, facendo un doppio carpiato mentale, le nostre previsioni di crescita per il 2012 secondo l’Ocse si attestano ad un bel -2,4%.
La politica italica è ferma, vecchia, imbalsamata, stantia; siede su auto blu che costano più di quanto un trentenne odierno guadagnerà nei prossimi 10 anni; prende decisioni che richiederebbero ore in mesi, per poi ripensarci e tornare da dove si era partiti.
Una proposta immaginifica e fantasiosa (ma tanto, s’è sentito di tutto in questo periodo, quella del Tdp sarà l’ennesima goccia nel mare dell’inutile): Casini, Bersani, Alfano (?) e compagnia parlassero meno, si sciogliessero un tantino e facessero FATTI. Si presentassero al “pubblico” una volta ogni tanto, con proposte chiare, incisive ed attuabili. I partiti non siano un freno, un pour parler, un cazzeggio continuo, un gossip.
Se avessimo voglia di raccontastorie avremmo eletto Bob Dylan; noi vogliamo razionalità, idee e fattualità (almeno alcuni. Si potrebbe obiettare che gli ultimi 20 anni di storielle ne abbiamo digerite molte da un certo affabulatore…).
La politica è discussione e sogno? Certo, ma anche tremendamente business. E noi non sappiamo giocare su questo mercato planetario.
Buon divertimento!