Nessuno può accusare Luigi Abete di non essere montiano. Ossia di non aver prima auspicato una soluzione tecnica dopo il governo Berlusconi e poi di non aver sostenuto l’esecutivo presieduto da Mario Monti. Tanto che la scorsa settimana, come presidente di Assonime, ha addirittura invocato una sorta di Monti bis nella prossima legislatura.
Eppure non su tutte le questioni la sintonia è perfetta. O almeno così è apparso a qualche osservatore malizioso. Nell’intervista di oggi al Sole 24 Ore, Abete sull’enfasi governativa per una maggiore produttività (argomento di un tavolo con imprese e sindacati) distingue tra produttività di sistema e produttività di fabbrica. Sulla prima, è decisiva l’azione del governo su burocrazia, infrastrutture, giustizia civile e corruzione, dice il presidente di Bnl-Bnp Paribas e di Assonime. “Tutte cose utilissime che però produrranno risultati in tempi medio-lunghi”.
E’ utile invece concentrarsi sulla produttività di fabbrica, secondo Abete: “Ma tenendo conto però che in una fase recessiva il recupero di produttività potrebbe non tradursi in un aumento dell’occupazione né nella domanda interna. E così sarebbe un flop”. Per questo il presidente di Assonime consiglia al governo una detassazione dei salari aziendali di produttività. Ma alla Maurizio Sacconi, l’ex ministro del Lavoro firmatario della legge per detassare gli straordinari. Abete lo dice chiaramente: “In questo contesto economico occorre che le imprese rinuncino anche agli sgravi sugli straordinari, perché qui dobbiamo creare nuova occupazione”.
Anche sull’esito dell’incontro fra governo e Fiat, Abete ha qualche rilievo. Soprattutto sull’idea di favorire l’export per le auto del Lingotto.: “Mi sfuggono quali misure il governo potrebbe adottare limitandosi alle imprese esportatrici”.