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I primi cento giorni di Hollande (succube della Merkel)

Sono già passati più di 100 giorni da quando François Hollande si è insediato come presidente della Francia. Dal 15 maggio del 2012, per ognuna di queste giornate, c’è stata una notizia, un incontro, anche tantissimo gossip, che spiegano il perché la leadership socialista francese è sommersa di incertezze e la Francia non riesce ad affrontare con nettezza la recessione economica e rimane succube della Germania. Un male, quello della decadenza nella forma e nella sostanza delle figure guida, che colpisce anche il resto dell’Europa.
 
Questo è il bilancio generale che fa l’editorialista Lodovico Festa nel libro “Cento giorni di Hollande”, in uscita entro ottobre con GoWare, una casa editrice che punta su app, ebook e enhanced book.
 
Il libro comincia con un resoconto, dal 15 maggio al 23 agosto, delle notizie che hanno visto come protagonista il presidente della Francia. Dalle telefonate di Merkel fino all’annuncio delle misure di austerity della sua politica economica. Tutto spiegato giorno per giorno. “Anche se nasce come allievo di François Mitterrand, Hollande è molto lontano da avere il carattere di questo leader. Dopo questi primi cento giorni si naviga anche in un mare di incertezze”, spiega Festa in una conversazione con Formiche.net.
 
Per il giornalista, già fondatore del Foglio e ora commentatore per il Giornale e per Tempi, “la Francia ha difficoltà nell’integrare le politiche economiche europee alla sua realtà, rimane succube della Merkel e fa fatica a difendere la sua sovranità. La Francia di Hollande non riesce a raggiungere un accordo con Mosca, elemento per mediare nel conflitto della Siria”.
 
E se si vuole entrare nel facile terreno del gossip, Festa dice che basta ricordare che di Mitterrand si è saputo che ha avuto una figlia fuori dal matrimonio solo 10 anni dopo la sua morte, mentre di Hollande sappiamo fin troppo grazie alle sue copertina nella stampa rosa.
 
Tra aquile e pulcini: dialoghi sulla crisi
Un’altra parte del libro “Cento giorni di Hollande” sarà una conversazione con lo storico Giulio Sapelli nella quale scambiano riflessioni e pensieri sulla crisi della leadership del centro sinistra in Europa: una conversazione su come e perché la capacità di gestione, analitica e visionaria delle figure di riferimento di questa corrente è decollata con il trascorrere degli anni.
 
“Partiamo raccontando gli anni ‘80, quando regnavano quelle che chiamiamo ‘le aquile’: John Smith, François Mitterrand, Benedetto Craxi e Adolfo Suárez. Erano grandi uomini, con un rapporto non subalterno verso le tendenze neoliberali e una profonda autonomia culturale e intellettuale”, dice Festa. Dopo, hanno seguito gli anni ‘90, con “i falchetti”: personaggi combattivi , di grande capacità e rilevanza, ma limitati rispetto ai precedenti.
 
“Si tratta di Gerhard Schröder e Tony Blair, ad esempio. Hanno introdotto riforme sociali ma la visione internazionale provinciale imponeva limitazioni”, ricorda Festa. Negli anni 2000, invece, ci sono i “polli di batteria”, con il suo maggiore rappresentante, José Luis Rodríguez Zapatero. Secondo l’autore, sono “leader che hanno la frase ma non l’azione, con una scarsità culturale che li fa fermare su scelte di costume come le nozze gay, senza pensare alle scelte sociali e di finanza”. Per arrivare all’attualità, Festa sostiene che i nostri sono anni di “pulcini”, con Edward Samuel Miliband e François Hollande.
 
“Cento giorni di Hollande” è il secondo libro della collana “Dialoghi sull’apocalisse” curata da Sapelli e Festa. In questa chiave discorsiva, e a modo di riflessione, i due intellettuali cercano di dare una chiave di lettura attorno alla crisi attuale. Senza pessimismi ma con gli occhi ben aperti sulla realtà.
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