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Il ministro Di Paola e la risposta che non ha dato

Il ministro della Difesa italiano, l´ammiraglio Di Paola, è fra i più tecnici dei tecnici chiamati da Mario Monti. Ieri ha partecipato alla presentazione del rapporto Iai/Ispi sulle missioni militari italiane all´estero ed ha svolto un intervento da manuale rispondendo, almeno in parte, alle sollecitazioni del numero uno di Finmeccanica e ponendo, giustamente l´accento sulla necessità – anche nel suo delicato settore – di “more Europe”, di più Europa. Come dare torto al ministro? Se il titolare della Difesa avesse concesso ai giornalisti la facoltà di rivolgergli qualche domanda, avrebbe potuto esprimere la sua opinione circa la notizia che i suoi colleghi di Germania, Gran Bretagna e Francia si incontreranno in settimana per discutere del progetto di fusione tra Eads e Bae Systems.
 
Come si può invocare uno spirito europeo in tema di difesa se uno dei principali dossier industriali viene gestito a trattativa privata di singoli Stati? La curiosità, non avendo avuto Di Paola occasione di rispondere, resta tutta. Se il governo Monti conta in Europa allora occorre alzare la voce, ufficialmente. E chiedere che della fusione fra i due giganti dell´industria militare se ne occupi la Ue e la Commissione (oltre che un apposito Consiglio dei ministri della Difesa). Altrimenti, per favore, risparmiamoci la pur giusta retorica europeista e acconciamoci al disarmo unilaterale.
 
Naturalmente, le opzioni strategiche dell´Italia possono essere diverse e incrociare i ragionamenti e le valutazioni che si fanno a Washington. Questo però, gentile ministro Di Paola, non toglie nulla alla necessità di un upgrade politico-governativo che sinora non si è visto e che è legittimo invece attendersi. Noi aspettiamo, fiduciosi, un suo riscontro. Perchè l´Italia non giochi troppo in difesa.
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