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Il Trade-off tra crescita economica e rigore fiscale

Un´applicazione di Quant-intelligence: la Curva Bars nell´intelligence economica.
 
Tra le priorità affrontate durante il Summit del G-20 che si è tenuto il 17 e 18 giugno scorsi a Los Cabos, in Messico, continua ad imporsi, come Leit motiv del dibattito mondiale, il trade-off tra crescita economica e rigore fiscale, a fronte del quale il G-20 ha cercato di rispondere su basi reali (binomio “crescita e lavoro”) e monetarie (creazione di un firewall finanziario per la stabilizzazione dell´economia contro le crisi del debito, sostenendo l´aumento di risorse del Fondo Monetario Internazionale).
 
L´Istituto Machiavelli sostiene la posizione per cui la finanza debba porsi a supporto dell´economia reale. Per questo i primi due punti del Discussion Paper Mexico´s Presidency of the G-20 (1: “stabilizzazione economica e riforme strutturali come fondamenti per crescita e occupazione” e 2: “consolidamento del sistema finanziario come volano per la crescita economica”) devono rappresentare, nella nostra ottica, le priorità nell´elaborazione di “strategie preliminari” a beneficio del Governo da impiegare nell´elaborazione delle politiche economiche orientate al benessere collettivo, core business dell´Intelligence economica dei Servizi di Informazione dello Stato.
 
Nella preparazione del presente paper, l´Istituto si avvale della collaborazione del dr. Cosimo Magazzino.
 
L´originalità dell´impostazione proposta è che può non esserci un trade-off tra crescita economica e disciplina fiscale. Al contrario di quanto propugnato in passato, nel conseguimento degli obiettivi di policy, il ruolo dello Stato è di fondamentale importanza sia per quanto concerne le politiche di bilancio (attuate per ridurre l´onere del debito pubblico ed evitare una crisi di solvibilità), sia per ciò che riguarda le politiche pubbliche di incentivo alla crescita economica. In particolare, se esiste un livello “ottimo” per la quota di spesa pubblica in relazione alla massimizzazione della crescita del PIL, per i paesi ad elevato debito (situati su un ipotetico lato destro di quel livello “ottimo”), una riduzione della spesa pubblica potrebbe comportare un miglioramento del tasso di crescita economica e il raggiungimento di un livello di sostenibilità del debito pubblico.
 
L´approccio proposto propugna la ricerca di un equilibrio che non necessariamente dovrebbe essere quello in corrispondenza del quale il PIL viene massimizzato.
 
Un approccio recente relativo agli effetti della dimensione del Governo sulla crescita economica è centrato sulla “curva BARS”, che pone in relazione il tasso di crescita economica con la spesa pubblica (in percentuale del PIL), considerata come una proxy peculiare della dimensione dello Stato nell´economia.
 
Il fondamento teorico di quanto stiamo affermando risale al concetto di “ottima dimensione dello Stato” teorizzato da Armey, il quale ha proposto la curva omonima. Analoga alla curva di Laffer (la quale delinea, tramite un grafico “ad U rovesciata”, la relazione tra il gettito tributario e l´aliquota media d´imposizione) la “curva di Armey” mostra il legame tra la spesa pubblica (espressa come quota del PIL) e la variazione del benessere generale del paese (espressa come tasso di crescita della produzione aggregata), mostrando la stessa forma di parabola con la concavità rivolta verso il basso.
 
Esiste, allora, un livello ottimo del rapporto tra spesa pubblica e PIL tale da massimizzare la crescita del reddito aggregato. L´analisi condotta da Forte e Magazzino ha messo in luce che, nell´ambito dei 27 Paesi membri dell´UE, un Paese con un rapporto spesa pubblica/PIL più elevato del 10% registra, in media, una diminuzione della propria crescita del PIL del 2,1%.
 
Lo studio ha individuato quattro fattori che possono aumentare le probabilità di conseguire un risanamento efficace e sostenibile:
 
A. la presenza di un governo forte;
 
B. la disponibilità di un piano di medio termine che sia onnicomprensivo;
 
C. lo sviluppo di solide capacità istituzionali dei ministeri e delle altre agenzie che collaborano con il governo per l´elaborazione del piano di risanamento;
 
D. un solido quadro fiscale.
 
I nostri risultati evidenziano la presenza di una relazione non lineare tra le dimensioni dell´operatore pubblico (misurate dalla quota di spesa pubblica sul PIL) e il tasso di crescita economica per l´Italia. In linea generale, a prescindere dai dati utilizzati [qui, quelli di Forte (2011), in altre analisi quelli della Commissione Europea] e dalle suddivisioni temporali proposte, comunque emerge la presenza di un andamento parabolico tra le variabili.
 
Per l´Italia, si evidenzia uno spazio di manovra importante, potendosi per una doppia via perseguire degli incentivi alla crescita: sia i tagli di spesa sia quelli fiscali concorrerebbero al potenziamento dell´attività economica, nel primo caso, come “effetto BARS” (restituendo più spazio al mercato e sottraendolo allo Stato) e nel secondo, come effetto keynesiano (aumentando il reddito disponibile).
 
Peraltro, la riduzione della pressione fiscale, qualora si innescasse un “effetto Laffer”, migliorerebbe lo stato dei conti pubblici, via aumento del gettito. In altre parole, modificando la composizione della spesa pubblica e variando i volumi dei singoli capitoli si potrebbe ottenere l´effetto di una più pronunciata crescita.
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