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Io, liberista hard alla Giannino, voterei Renzi. Parla Stagnaro

“Matteo, I’m with you: questo programma è il mio programma”. Carlo Stagnaro, direttore studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, è noto per lesinare giudizi positivi e apprezzamento. Eppure, dopo aver letto il programma di Matteo Renzi, e in particolare la parte economica, non ha avuto dubbi nel plaudire. Un sostegno che ha un valore anche politico. Stagnaro, oltre ad essere esponente di rilievo del pensatoio liberista diretto da Alberto Mingardi, è uno degli intellettuali che ha promosso con Oscar Giannino e altri economisti, manager e imprenditori il manifesto-appello Fermare il Declino che punta alla formazione di un movimento liberale e liberista oltre gli attuali partiti.
 
Stagnaro, quindi un liberista come lei potrebbe partecipare alle primarie del Pd e votare Renzi?
“Dipende dalle regole con cui verranno bandite le primarie e dal senso che esse avranno – risponde a Formiche.net – Di certo, se votassi voterei Renzi, non solo perché il suo programma – pur migliorabile in alcuni aspetti, carente in altri, poco convincente in altri ancora – appare quello più vicino a un approccio realistico al problema del declino italiano, ma anche perché Renzi è l´unico ad avere un programma. Lui parla di cose e su quelle chiede di essere giudicato. I suoi avversari, per ora, discutono unicamente di persone, alleanze, ecc”.
 
Pensa che sia auspicabile, in caso di vittoria di Renzi alle primarie, una forma di collaborazione con la galassia liberale e liberista che si riconosce ora in Italia Futura e Fermare il Declino?
“Credo che con Renzi si possa trovarsi in disaccordo su molte cose, ma si parla la stessa lingua. Bersani & Co. si esprimono in modo incomprensibile ai più”.
Molto più comprensibile, e condivisibile, il progetto del primo cittadino di Firenze alle orecchie di un liberista come Stagnaro: “Nel complesso, credo si possa ribadire quanto già avevo detto all’epoca della Leopolda: con tutte le sue contraddizioni, vaghezze e scelte retoriche, il programma di Renzi è, tra quelli dei candidati alle primarie del Pd e quelli degli altri partiti tradizionali, senza alcun dubbio quello più esaustivo”.
 
Passiamo ai contenuti economici: “Beninteso, il programma di Renzi non contiene analisi profonde né soluzioni precise. E’ però indicativo dell’approccio culturale che il sindaco sembra voler adottare”. Per Stagnaro, ha ragione il sociologo Luca Ricolfi, editorialista del quotidiano La Stampa: “Più ancora delle tecnicalità, contano il modo in cui egli affronta i problemi e il linguaggio che utilizza per farlo”.
“Il programma di Renzi è un “prodotto” distante anni luce sia dagli slogan del Pdl, sia dalle mitiche 282 pagine di Romano Prodi”. Renzi, secondo il direttore studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni “non parla né la lingua del populismo né quella dell’equilibrismo: si esprime in una lingua pragmatica che, se contiene tracce sia di populismo sia di politichese, le unisce a una chiarezza di significato comunque lodevole. Una chiarezza – pur all’interno di contorni spesso labili delle sue proposte – che rende il programma di Renzi concretamente valutabile. Per chi abbia un minimo di consuetudine con le nostre prassi politiche, non è poco”.
 
Apprezzabile, secondo Stagnaro, la sesta parte del programma che è dedicata al welfare. “L’approccio generale è assai sensato: il modo migliore per scongiurare forme di dipendenza cronica dallo Stato sociale e, contemporaneamente, garantire sufficiente flessibilità d’intervento, la sicurezza sociale deve trovare il suo alveo fondamentale al livello locale, e non deve avere dimensione puramente pubblicistica ma deve saper mobilitare associazioni, terzo settore, eccetera”. Per quel che riguarda la regolamentazione generale del mercato del lavoro, “il modello è quello “alla Ichino” della flexsecurity”. Sulla sanità, “l’approccio è di una sostanziale razionalizzazione, legando il finanziamento del servizio alla definizione di “costi standard” e demandando la raccolta delle risorse necessarie principalmente alla fiscalità locale”. Chiosa Stagnaro: “Purtroppo non si parla – almeno non esplicitamente – di concorrenza tra strutture, anche se ciò non sembra essere in contraddizione con quanto viene esposto. Sulle pensioni, appoggio dichiarato e “non negoziabile” alla riforma Fornero”.
 
Ma il paragrafo del programma di Renzi che più ha convinto Stagnaro è quello sulle premesse del rilancio: “Al primo posto mette la riduzione del debito pubblico attraverso privatizzazioni, sia di beni mobili che immobili. Poi chiede di vincolare il gettito della lotta all’evasione alla riduzione delle imposte per i contribuenti onesti (in realtà questo è facile, perché, almeno in teoria, è già previsto dalla legge). Quindi suggerisce di “istituzionalizzare” la spending review trasformandola non solo in uno strumento di “efficientamento” della spesa pubblica, ma anche in un’occasione di suo ripensamento radicale, inclusi un taglio radicale dei sussidi alle imprese (essenzialmente quanto chiede il Piano Giavazzi) e “la riduzione dell’area del pubblico impiego”.
 
Stagnaro, non si parla però di licenziamenti… “Ok, vengono esclusi esplicitamente i licenziamenti, ma almeno si fa un accenno all’esigenza di contenere il moloch”. Insomma, nonostante questo, Stagnaro dice: “Matteo, I’m with you: questo programma è il mio programma”.


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