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Paniccia: “Il terrorismo è alle nostre porte”

Il pericolo di un attacco terroristico di Al Qaeda in Europa è alle porte. Proprio sulla sponda del Mediterraneo. Per l’analista Arduino Paniccia, professore di Studi strategici all’Università di Trieste, l’attacco a Bengasi è la prova dell’allarme che da tempo alcuni analisti lanciano: la presenza di terroristi di Al Qaeda in Libia e il loro pericoloso avvicinamento all’Europa. “Si tratta del fenomeno del terrorismo transnazionale. Da quella fascia oscura che dall’Atlantico alla Somalia, la parte più disperata e abbandonata dell’Africa, la minaccia terroristica si è spostata sulla sponda del Mediterraneo”, ha spiegato Paniccia, conversando con Formiche.net.
 
L’analista ricorda che per l’Italia la Libia è sempre stato il ponte di collegamento verso il continente africano. Adesso questo ponte ha un flusso in tutte e due le direzioni e dall’altra parte ci sono i gruppi di terroristi che hanno combattuto in altri campi. “A Bengasi ho visto le bandiere di Al Qaeda -continua Paniccia-. Si sono spostati dalla Somalia e dallo Yemen, che è stata la loro prima base, perché sono diventati luoghi scomodi e svantaggiati. Invece la Libia, dove sono adesso, è un territorio grande e deserto, sprovvisto di esercito e polizia, senza il presidio della Nato che richiarirebbe un paese in quelle condizioni”.
 
Il costo delle semplificazioni di Obama
Nel proseguire della campagna elettorale degli Stati Uniti, Paniccia crede che la vicenda di Bengasi sarà coperta dal silenzio da parte di repubblicani e democratici perché tutti hanno le loro colpe. “È la dimostrazione che la ‘guerra preventiva’ che è stata messa in atto un quarto di secolo fa è fallita. Romney non accuserà l’amministrazione Obama perché possono tornargli indietro troppi boomerang. Perché sono stati i repubblicani ad inventarsi la dottrina di democratizzazione e hanno fallito”.
 
In più, l’attacco all’ambasciata americana a Bengasi, e il presidio a quella in Egitto e nello Yemen, svelano il fallimento della strategia di “mano tesa” del presidente Barack Obama. E tutti gli errori della sua politica estera. “Non è semplice sostituire i dettratori su cui l’Occidente comunque si è appoggiato. Obama ha fatto un ‘atto di fede’ su una realpolitik che prevede una stessa linea per tutti i paesi e questa è una posizione fallace”, dice Paniccia. Per l’analista, il riconoscimento di Obama verso i Fratelli Musulmani è un’altra prova di fallimento: “Obama non può pensare che tutti i Fratelli Musulmani sono uguali. Quelli della Libia sono diversi a quelli della Siria e diversi ancora da quelli dell’Egitto”.
 
Secondo Paniccia, lo stesso errore si deve risanare a livello di rapporti internazionali. È necessario creare un tavolo comune ma con direttive specifiche per la Federazione russa, per la Turchia, per l’Iran e per l’Israele. “È troppo facile dire che è tutta guerra o tutta fede -spiega il professore-. La realtà geopolitica e strategica è più complessa e la leadership mondiale non è all’altezza di questa gestione. Le conseguenze sono la crisi economica e l’instabilità in materia di sicurezza. E le paghiamo tutti”.
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