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Rai, ovvero: lui, Lei e il mercato (assente)

Luigi Gubitosi è un manager di prim’ordine. La sua nomina al vertice dell’azienda radiotelevisiva pubblica è stata ed è una buona notizia. Il fatto che il nuovo direttore generale abbia iniziato ad imprimere una stretta sulla corporate partendo dalla concessionaria pubblicitaria conferma la bontà di un approccio concreto e non “politico”. Ma in Rai nulla è semplice come potrebbe apparire.
 
L’indicazione di Gubitosi di rimuovere l’attuale Cda per favorire la nomina di Lorenza Lei ad amministratore delegato, i direttori delle tre principali reti tv come consiglieri e lui stesso come presidente ha suscitato polemiche. La maggior parte dei critici si è scagliata contro la scelta dell’ex dg in quota Pdl e lo ha fatto per ragioni politiche e adducendola motivazione del “conflitto di interessi”. Ci sembra francamente una forzatura. Fino a prova contraria, la Lei è una donna che ha svolto la sua carriera dentro la Rai ed il suo rapporto di fiducia con l’ex premier non significa automaticamente che sia subalterna a Mediaset.
 
Il punto è un altro, e Gubitosi ha gli strumenti culturali per coglierlo appieno. La Sipra vive, al pari di tutte le concessionarie di pubblicità, un momento di forte crisi. I budget di comunicazione sono in forte contrazione e soprattutto si stanno strutturando in maniera radicalmente diversa dal passato. In questo senso, servirebbero funzionari Sipra nelle reti o nel cda Rai e non il contrario con i direttori di Rai uno, due e tre nel board della concessionaria. Che senso ha?
 
Alla guida della “cassaforte” non serve una brava manager Rai (o i capi delle reti). La necessità è quella di avere un vero esperto del settore, che conosca a menadito i centri media, i grandi utenti pubblicitari e che abbia una visione dello sviluppo commerciale di un’azienda che ha dentro di sé di tutto e di più senza riuscire a valorizzarlo. In uno slogan si potrebbe dire che la Lei è la persona giusta ma nel posto sbagliato. Viale Mazzini ha bisogno di mercato e di persone, come Gubitosi, che sanno come affrontarlo. Prima della governance occorre – urgentemente!!! – mettere mano al piano industriale.
 
Il vertice della Rai, ed il suo azionista, debbono chiarire – a se stessi e agli stake-holders – quale è la prospettiva del futuro. Il perimetro è semplicemente la tenuta dei (disastrati) conti oppure la privatizzazione (integrale o parziale) piuttosto che il rilancio puntando su specifici contenuti o piattaforme? Iniziare da Sipra è giustissimo, scommettere contro le regole del mercato è un azzardo che si fatica a comprendere.

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