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Russia, prove di forza cecene alle pendici del Caucaso

Razman Kadyrov ci riprova con l’unione tra Cecenia e Inguscezia. Se la politica delle etnie sovietiche è stata il capolavoro tattico di Stalin, quella delle etnie del Caucaso potrebbe diventare l’opera d’arte strategica del leader ceceno.Governare il Caucaso per controllare la RussiaIl dato di partenza è semplice. Il Caucaso è la spina dorsale della Russia. Chi lo controlla, controlla il paese. Il leader di Grozny lo afferma a fine 2009 in un intervista al britannico Telegraph dove mette nero su bianco il suo progetto politico. Parole simili a un dito nell’occhio per Mosca. L’occidente vuole destabilizzare la regione afferma Kadyrov guardando alle rivoluzioni dolci che scuotono parte dell’ ex Urss. Il governo russo non ha una strategia. La Russia ha bisogno di uomini forti.In quel momento al Cremlino sedeva Dimitry Medvedev. Non un esempio per l’uomo sospettato di avere a che fare con gli omicidi di Anna Politkovskaja e Natalya Estemirova, essere il mandante di attentati a ceceni esiliati in Austria e Turchia e di agguati contro esponenti di clan rivali a Mosca e Dubai. Se Medvedev è snobbato i rapporti con Putin sono diversi almeno sulla carta. Per Kadyrov il presidente russo è l’unico uomo di polso del paese. Quando ancora non era chiaro chi tra Putin e Medvedev si sarebbe candidato alla nuova presidenza, Razman Barbarossa affermò che solo Vladimir Vladimirovich poteva garantire la permanenza cecena nella Federazione. Putin da parte sua ha tentato fin quando è stato possibile di disfarsi del giovane. Nel 2007 il Cremlino voleva alternative al figlio di Ahmad Kadyrov.Un furbo fenomeno politicoFiglio di Ahmad Kadyrov, mufti e ribelle ceceno che nel 1999 all’inizio della seconda guerra con Mosca cambia casacca passa armi e bagagli ai russi, Razman Kadyrov diventa presidente nel 2007 a soli trent’anni. Al posto del padre capo dello stato dal 2003 al 2004. A maggio di quell’anno Kadyrov senior salta in aria. Inizia cosi la scalata al potere del giovane. Inarrestabile e col sostegno del Cremlino. Putin ha voluto Kadyrov? Lo ha subito? L’uno e l’altro probabilmente. Alla fine Mosca deve aver capito di non avere scelta se non quella di puntare sull’uomo che guidava un esercito di guerriglieri valutato dalla Nato come il più forte del mondo nel suo genere.Non solo forza bruta però. Il 12 settembre 2006 il quotidiano Vremja Novostej gli dava del “fenomeno politico”. Per Alexej Malashenko specialista del Caucaso e autore di un libro su di lui, l’uomo “non è intelligente ma molto, molto furbo”, ha troppo potere ed è troppo giovane per vedersi nella provincia russa in eterno. Diversi mesi prima le scorse presidenziali è apparso un sito dedicato a, Kadyrov presidente russo 2012. Il ceceno non lo ha mai riconosciuto ma nemmeno sconfessato. L’uomo che sempre Malashenko accredita di “aver raggiunto con la trattativa tutto quello per cui erano morti i suoi ex compagni di lotta” è ora alla testa di un regime sempre più cosciente della sua forza e sempre più indipendente dal governo centrale. Con Mosca impossibilitata a reagire, è la repubblica vicina dell’Inguscezia a fare le prove delle ambizioni di Grozny. Ad agosto Razman ha messo in discussione le frontiere tra i due soggetti federali. Poco dopo le forze armate cecene sono entrate nel territorio inguscio per combattere dei terroristi. Uno scenario che non deve ingannare. Kadyrov, sa dove porterebbe un conflitto ma vuole saggiare i limiti del suo potere. Per Tanya Lokshina, ricercatrice di Human Right Wacht, il desiderio del leader ceceno di ampliare la propria influenza è chiaro. Ma le frontiere non si toccano. Meglio non svegliare i cani che dormono. E Ramzan Barbarossa lo sa. Fino alla prossima mossa.

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