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Una svalutazione dell’euro come via di fuga dalla crisi

L’Italia a un bivio: abbandonare l´euro a gestione tedesca e imporre alla Germania di attuare (come molti economisti suggeriscono) una svalutazione dell´euro per metterlo a pari col dollaro. Sarebbe la soluzione migliore.
 
Quali sono le carte rimaste in mano ai giocatori? Sinceramente non molte. Le banche spagnole sono esposte per oltre 600 miliardi di euro difficilmente esigibili e l’economia in Spagna non dà segni di ripresa.
 
In Italia lo stock del debito è elevato e anche se il Paese è sano alla radice, non si vede in prospettiva una stabilità politica in grado di mantenere la linea di risanamento timidamente intrapresa dal governo Monti.
 
La Francia potrebbe divenire il terzo grande Paese con gravi difficoltà economiche da fronteggiare.
 
E la stessa Germania comincia a sentire le difficoltà di vendere nei Paesi mediterranei che sono in crisi.
 
E la capacità di Draghi di acquistare con la BCE i bond dei Paesi in crisi non risolve il problema, lo dilaziona di tre anni.
 
Ma allora cosa si può fare per invertire questo stato di cose?
 
Si devono analizzare non solo i problemi come spesso si fa, ma si devono cercare anche le cause che hanno generato questi problemi. Il super-Euro degli ultimi anni è certamente uno degli elementi che devono essere studiati per fare un bilancio e stabilire con certezza se ha aiutato, oppure danneggiato l’economia europea nel suo complesso.
 
Da questa analisi si potrebbe scoprire, ad esempio, che quello di cui c’è bisogno oggi per dare un forte segnale al mercato e per scompaginare le carte è una svalutazione pilotata dell’Euro. Questo consentirebbe di immettere liquidità nel sistema, anche a rischio di far aumentare l’inflazione, e potrebbe lasciare gli speculatori con un pugno di mosche in mano perché vedrebbero i loro asset svalutare rapidamente. Senza la certezza del cambio anche un tasso di interesse a due cifre potrebbe risultare non più conveniente.
 
Ma parlare dell´inflazione della Repubblica di Weimar è una mistificazione della realtà.
 
Allora un chilo di pane si pagava più di un milione di marchi e quella scusa non regge per una svalutazione del 25/30% che permetterebbe di risolvere tutti i problemi dell´eurozona.
 
Una svalutazione competitiva ben articolata e modulata nei mesi a venire (da settembre alla fine dell’anno) potrebbe consentire a tutta la zona Euro e al suo sistema produttivo di guadagnare immediatamente competitività sui mercati interni, rimpiazzando alcuni dei prodotti oggi importati dall’estero, e sui mercati esterni dove si potrebbe finalmente tornare a competere senza scontare, tra gli altri alti costi, anche il costo del super-Euro.
 
Questo consentirebbe di ridare fiato all’industria europea ormai stremata da troppi anni dal super-Welfare State, dalla iper – burocrazia e dalle cervellotiche misure ambientali della Commissione europea in materia di emissioni di CO2 e restrizioni varie e dal super-Euro.
 
Cambiare moneta non sarebbe ora consigliabile, ma riportare l´euro alla pari del dollaro o ai valori di partenza non sarebbe una operazione troppo pesante per tutta l´eurozona. I tedeschi hanno più volte dichiarato che “non vogliono pagare per le follie dei Paesi mediterranei”, ma una svalutazione dell´euro potrebbe evitare ai tedeschi di dover pagare la rimessa in ordine delle economia dell´eurozona. D´altra parte l´Italia ha già provveduto a impegnarsi (ha posto in Costituzione l´obbligo al pareggio di bilancio) che è una delle regole fondamentali per ridurre le follie del passato.
 
Pianificare a tavolino una svalutazione dell’Euro consentirebbe all’Europa e alla zona Euro di gestire e controllare almeno in parte la propria strategia economica e di sviluppo, senza aspettare che la stessa sia imposta dagli speculatori e allo stesso tempo può contribuire a creare nuove opportunità di sviluppo per tutta l’Europa grazie alla liquidità che si potrà immettere nel sistema economico e alla ripresa della capacità competitiva del settore manifatturiero europeo.
 
Forse non serve neanche una analisi approfondita di grandi professori e studiosi vari, basta chiedere a qualche ristoratore o barista di Roma, o al ragionier Brambilla della fabbrica di rubinetti per sapere se il super-Euro li sta aiutando a competere oppure no”.
 
Comunque a valorizzare questa ipotesi c´è il parere di un Nobel dell´economia, Paul Krugman che sostiene che la politica attuale imposta dalla Germania è “il terzo suicidio imposto dai tedeschi a tutta l´Europa”.
 
Lo stesso ha dichiarato Nouriel Roubini che ritiene che solo rimettendo in pari il valore dell´euro con quello del dollaro cesserebbero gli attacchi della speculazione che punta sull´abbandono dell´euro da parte della Spagna e forse dell´Italia.
 
Poi faccio una considerazione: la Germania e la Francia sapevano che l´Italia non aveva le carte in regola per entrare in un sistema di moneta rigida (che non avrebbero reso più possibili le “svalutazioni competitive” che per oltre 35 anni erano state praticate).
 
Ma proprio per limitare quella pratica Kohl e Mitterrand avevano deciso di subordinare all´ingresso dell´Italia la creazione dell´euro (Der Spiegel ha documentato queste accuse ai tedeschi e ai francesi e nessuno le ha smentite).
 
Ma molti commentatori internazionali sostengono che la Germania vide nella creazione della moneta comune (euro) la possibilità di avere una valuta meno forte del vecchio marco (che avrebbe reso più difficile la vendita dei loro prodotti). L´euro era una moneta che faceva la media di molte valute nazionali.
 
Ma allora perché la Germania non vuole profittare di una possibilità di rendere ancora più facili le proprie esportazioni?
 
Qui vanno fatte delle considerazioni molto importanti:
 
1) quando l´euro ha sostituito le altre valute era quotato a 85 centesimi di dollaro;
 
2) queste quotazioni riflettevano un rapporto tra il PIL degli USA pari a 100, mentre l´eurozona aveva un PIL intorno ad 80: il rapporto negli anni è rimasto pressochè invariato e l´euro si è troppo rivalutato rispetto al dollaro; ma la spiegazione è facile da controllare: il dollaro ha svalutato pesantemente per tanti motivi (per restare competitivo con una valuta cinese sottovalutata; per salvare le banche troppo impegnate con le perdite da mutui sub prime). L´euro, invece, si è mantenuto stabile, non ha permesso di stampare nuova moneta e si è rivalutato.
 
Der Spiegel aveva già denunciato a maggio che l´Italia non aveva le carte in regola per entrare nell´euro (non aveva il Debito Pubblico in regola) ma Kohl e Mitterrand hanno deciso che se non fosse entrata l´Italia (terza potenza industriale in Europa) non si sarebbe fatto l´euro.
 
Poi Der Spiegel ha dato un altro avviso.  E´ il settimanale più diffuso in Germania, ecco la traduzione: «Con un’uscita dall’Euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo. La nostra invece inizierebbe proprio allora. Una gran parte del settore bancario europeo si troverebbe a collassare immediatamente. Il debito pubblico tedesco aumenterebbe massicciamente perché si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e investire ancora centinaia di miliardi per le perdite dovute al sistema dei pagamenti target 2 intraeuropei. E chi crede che non vi saranno allora dei rifiuti tra i paesi europei, non s’immagina neanche cosa possa accadere durante una crisi economica così profonda. Un’uscita dall’euro da parte dell’Italia danneggerebbe probabilmente molto più noi che non l’Italia stessa e questo indebolisce indubbiamente la posizione della Germania nelle trattative. Non riesco ad immaginarmi che in Germania a parte alcuni professori di economia, statali e in pensione, qualcuno possa avere un Interesse a un crollo dell’euro».
 
“Intanto gioverebbe ricordare che siamo entrati nell´euro per mano dei tedeschi, anche se non avevamo le carte in regola, dopo avere accettato un progetto di deindustrializzazione che ha reso poveri noi e ricchi loro. E ora non usciamo dall´euro per non distruggere Berlino”.
 
Lo dice chiaramente Nino Galloni, altissimo funzionario del tesoro all´epoca del sesto Governo Andreotti, in un’intervista. C´è un video su YouTube di circa un´ora in cui Galloni ben spiega la vicenda.
 
Con la conservazione della moneta euro, riportato al valore uguale o di poco inferiore al dollaro:
– si potranno evitare altri traumi simili alla crescita dei costi che deriverebbe dal ritorno alla vecchia lira (quando c´è stata la creazione della nuova moneta e l´abbandono della lira, un euro che era stato quotato 1936 vecchie lire è divenuto subito equivalente, come potere di acquisto, alle vecchie mille lire. Nel cambio di moneta è stato facile speculare sulla novità);
– si potrebbe imporre agli italiani di non riportare subito sui prezzi gli effetti della svalutazione (controllo sui prezzi in cambio di una forte riduzione delle imposte);
– si rivaluterebbero i beni pubblici da cedere al mercato per ridurre il debito pubblico;
– si ridarebbe slancio all´economia ed alle esportazioni;
– si potrebbe utilizzare buona parte della nuova massa monetaria per ridurre il debito pubblico.
 
Conviene ricordare che la svalutazione nella storia non ha mai procurato danni troppo gravi (basta dare ai lavoratori il modo per recuperare il potere di acquisto) ma la recessione ha sempre creato danni gravissimi.
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