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Ai raggi X i programmi di Chávez e Capriles

“Dal risultato delle elezioni di questo 7 ottobre dipenderà il futuro dei prossimi 100 anni del Venezuela”. Sono parole del presidente Hugo Chávez, in chiusura della campagna elettorale con la quale il capo di Stato cerca la rielezione. I sondaggi danno come possibile vincitore Chávez, che da 14 anni è alla guida del paese latinoamericano. Ma questa è la prima volta che il vantaggio rispetto ad altri candidati è minimo: meno di 5 punti. In più, c’è un alto numero di indecisi che potrebbero essere determinante nell’elezione del prossimo presidente venezuelano. Determinante anche il fatto storico che l’opposizione si presenta per la prima volta con un solo candidato, Henrique Capriles Radonski, eletto nelle elezioni primarie a marzo del 2012.
 
Di fronte alla caduta di popolarità di Chávez, si potrebbe pensare ad un cambiamento nell’orientamento ideologico della sua politica. Ma il programma di governo di Chávez presentato al Consiglio Nazionale Elettorale è, in sintesi, una continuazione di quella che è stata la sua bandiera politica nell’ultima decade. La proposta del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv) si chiama “Piano Socialista della Nazione 2013-2019” e vuole dare seguito al “Progetto Nazionale Simón Bolívar 2007-2013”. In caso di rielezione, nei prossimi sei anni l’ex militare vuole proseguire con al suo progetto socialista del XXI secolo.
 
Diviso in nove capitoli con sette “linee di azione strategica”, il progetto socialista di Chávez punta sulla “sicurezza e la felicità sociale”. Nella presentazione, definisce l’aspetto sociale di questo modello come “una società ugualitaria, giusta e socialista”. Il programma bandiera sono le missioni sociali negli ambiti della sanità, l’istruzione, l’occupazione, l’alimentazione e l’abitazione, che consistono in sussidi dello Stato per le fasce sociali più colpite dalla povertà. In secondo piano c’è l’aspetto economico, con una politica nazionalista “post-redditizia, post-capitalista e pro-socialista”, che mantiene la sua base nella rendita petrolifera. Chávez confida poco negli investimenti privati, dopo che ha voluto privilegiare processi di espropriazione e nazionalizzazione che hanno spaventato aziende nazionali e straniere.
 
Una delle premesse del progetto di Chávez è cancellare la povertà e la disoccupazione del Paese. Secondo il capo di Stato, per riuscirci basta combattere la radice del male che è il sistema capitalista. Chávez ha detto che in 10 anni di “Rivoluzione socialista”, è riuscito a ridurre la povertà estrema da 25% al 7%, ma ancora sette milioni di venezuelani vivono in condizioni di povertà. Sempre grazie ai sussidi sociali. Questa è la proposta della corrente “chavista”. Il resto della campagna si è concentrata nel sottolineare i difetti e i pericoli rappresentati nella figura d’opposizione di Henrique Capriles Radonski.
 
La proposta di Capriles, invece, punta sulla crescita economica del Venezuela, indipendente dalla fonte petrolifera, per combattere la povertà e la disoccupazione. Non sui sussidi di uno Stato paternalista. Secondo il giovane candidato della Mesa de la Unidad Democrática, l’impiego e l’istruzione di qualità possono offrire uno sviluppo soddisfacente all’individuo e in questo modo si può combattere la povertà e la criminalità, uno dei mali maggiore che colpiscono il Paese sudamericano.
 
Solo nel 2011 sono morti 18.000 persone a causa della criminalità. Una cifra allarmante: un venezuelano ogni mezz’ora. Il che supera le vittime del conflitto in Siria e la guerra in Iraq. Capriles non omette l’argomento e nella sua campagna ha assicurato di combatterla con un risanamento dei corpi di sicurezza e una guerra all’impunità. In Venezuela, 97 omicidi su 100 rimangono senza condanna, secondo Capriles, e questo è un invito a delinquere che va sconfitto.
 
Per capire meglio le due proposte tra cui domenica prossima dovranno scegliere i venezuelani, sono utili gli slogan dei candidati. Quello di Capriles è “Hay un camino” (C’è un cammino), con la specifica che la via è verso il cambiamento e il progresso. Come ricorda Benedict Mander oggi sul Financial Times, quello dell’attuale presidente venezuelano è semplicemente: “Chávez, corazón del pueblo” (Chávez, cuore del popolo). Una sola figura come anima e motore del processo socialista rivoluzionario del XXI secolo.
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