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Altro che choosy, ecco tutti i neet

Più che “choosy”, “neet”, ovvero i “not in employment, education or training”. In Spagna sono conosciuti come i “nini”; in Italia forse si potrebbero chiamare i “nene”. Sono giovani che non lavorano e non studiano. A volte per scelta, ma a volte no.
 
L’acronimo “neet” è stato usato per la prima volta da un centro di ricerca sociale del governo di Gran Bretagna nel 2000. Lo studio si riferiva alle persone che sono economicamente inattive e hanno tra i 16 e i 18 anni. Ma il concetto si è esteso in altri Paesi, dal Giappone fino all’Argentina, e ha accolto una fascia di età molto più ampia. Oggi i “neet” hanno anche più di 30 anni.
 
L’ultimo rapporto di Eurofound
 
Di recente il fenomeno ha suscitato allarme in tutta Europa. Questa settimana è stato presentato l’ultimo rapporto di Eurofound e le cifre parlano chiaro: nel Vecchio continente i “neet” raggiungono il 34%, quasi 14 milioni di giovani. Otto milioni hanno tra 15 e 18 anni e 6,5 milioni tra i 24 e i 29 anni.. La ricerca analizza quali sono i fattori determinanti per appartenere a questo gruppo, sia dal punto di vista economico che sociale. Per il calcolo si tiene conto degli indici di disoccupazione, sanità e altri servizi sociali. Oltre che dei soldi che lo Stato non percepisce per l’assenza di tasse, risparmi e consumo.
 
Il caso spagnolo
 
Solo nel Paese iberico, secondo il quotidiano El Pais, i “neet” sono 1.643.928 (tra i 15 e 29 anni), il che rappresenta il 21,1% della popolazione economicamente attiva. Il costo per lo Stato di questi ragazzi è di più di 15.735 milioni di euro ogni anno, circa il 1,47% del Pil. Nel 2008 il costo era di 10.794 milioni, 0,99% del Pil. Una curva ascendente molto preoccupante.
 
I numeri italiani
 
In Italia i “neet” sono 22,7%, la terza percentuale più elevata dell’Europa: più di due milioni di ragazzi. “La maggior parte dei “neet“ italiani non ha mai lavorato”, ha spiegato Massimiliano Mascherini, direttore delle ricerche dell’Eurofound. Prima dell’Italia ci sono soltanto la Grecia con il 23,2% e la Bulgaria con il 24,6%.
 
Le cifre in progressione
 
Ma l’indice più preoccupante è che più il fenomeno tende ad aggravarsi più si diventa adulti: se tra 15 e 19 anni i giovani “neet” italiani sono l’11,7%, quando hanno 20 e 24 anni sono al 27,4%. E tra 25 e 29 anni al 27,8 %. Essere “neet”, forse, non è sempre una scelta.
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