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Barack e Mitt? Molto distinti e poco distanti

Barack Obama è più “forte” di Mitt Romney in politica estera? O il candidato repubblicano è così debole sul Medio Oriente che fa brillare il presidente americano quando si tratta di relazioni internazionali? I media italiani s’interrogano su questo aspetto. Secondo Trisha Thomas, giornalista dell’Associated press, bisogna capire prima cosa si intende per “forza” nell’ambito della politica estera.
 
“Se per ‘forte’ si intende una linea come quella di George W. Bush allora Obama è ben diverso. Lui non punta sul coinvolgimento militare. Ha portato fuori i soldati dall’Afghanistan e dall’Iraq. Ma è più deciso e aggressivo in un altro ambito: ha dato la caccia a Osama Bin Laden in Pakistan senza chiedere il permesso. E nell’ultimo dibattito ha confermato ancora di avere fatto la cosa giusta”, dice Thomas in una conversazione con Formiche.net. Anche se su moltissimi fronti la pensano in modo diverso, su questo scelta Romney è stato pianamente d’accordo con Obama.
 
Con la Siria, contro Assad
 
I due candidati sono d’accordo sull’appoggiare il popolo siriano e combattere contro Assad. Sulla domanda se come presidente degli Stati Uniti sarebbero disposti a inviare i militari in Siria, Thomas evidenza le differenze fondamentali: Romney ha detto di no ma ha aggiunto che avrebbe dato sostegno ai ribelli con armi più potenti, mentre Obama ha spiegato che armamenti non li darà “perché ancora non hanno capito di differenziare i ribelli estremisti da quelli che si meritano davvero la vittoria”.
 
Tutti con l’Israele
 
La questione palestinese è stata una delle grandi assenti nel terzo dibattito: “Perché ci sono pochi votanti palestinesi in America e molti ebrei. Tanto Romney come Obama sono pro-Israele. Forse di più Romney, che ha criticato Obama di lasciare troppo spazio tra la politica americana e l’Israele. Tutti e due sono stati d’accordo che attaccare l’Israele sarebbe come attaccare gli Stati Uniti”, ha detto Thomas.
 
Un silenzio assordante sull’Europa
 
“L’accenno all’Europa – e in specifico alla Grecia – si è usato solo quando era necessaria spiegare il peggio che poteva accadere. Ma credo che questa mancanza di discussione sul continente europeo sia dovuta al fatto che entrambi erano d’accordo sul fatto che l’Europa deve andare bene perché gli effetti sono diretti e forti sugli Stati Uniti”, secondo Thomas.
 
La Cina? Una minaccia economica
 
Oltre alla promessa di Romney di voler dichiarare nel caso del primo giorno di mandato che l’economia cinese è “un manipolatore della valuta estera”, Thomas è stata colpita dalla sua affermazione sul flusso migratorio di più di 20 milioni di persone dalle campagne alle città. Un fenomeno che “trasforma la Cina in una minaccia più economica che militare. E sull’aspetto economico è molto più bravo il candidato repubblicano”, conclude la giornalista dell’Ap.
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