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Caro Cav, esca di scena con più stile

Caro Cavaliere,
non ho mai votato per il suo partito. Ho tuttavia ammirato la forza ed il coraggio della sua discesa in campo, ancorchè basata su solide, e forse poco politiche, basi. Ho apprezzato agli inizi lo sforzo di dare sostanza ad una cultura, quella liberale, prima pressoché ignorata dai media. La stagione dei Colletti e dei Melograni (la cui recente scomparsa piangiamo ancora) è stata effimera. Quella delle signorine impegnate più pregnante. Il bilancio che presenta è, sul piano politico, molto positivo per quanto riguarda la capacità di tenuta del consenso nelle elezioni che si sono succedute dal 1994 al 2008 e molto negativo sul piano dei risultati di governo, e culturali.
 
Il giudizio storico, politico e persino giudiziario appartiene a soggetti diversi e a tempi diversi. Che però si registri un fallimento dell´iniziativa che porta l´acronimo di Pdl è un dato sul quale è obiettivamente difficile dissentire. Che qualcosa vada fatto nel campo che chiamiamo comunemente centrodestra è altrettanto evidente. Su quali possano essere le ricette è naturale che si confrontino opinioni diverse. Che per lei, caro Cavaliere, sia giunto il tempo di un passo indietro è una considerazione diffusissima presso numerosi dei suoi collaboratori e familiari.
 
Chi scrive lo pensa da qualche tempo. Però, con la stessa franchezza, ci consenta: uscire di scena è un´arte. Da chi sul palco della politica italiana è entrato (e rimasto) con tanta abilità, ci si attenderebbe qualcosa di più di un messaggio veicolato da Angelino Alfano o da Maurizio Belpietro. Sia che effettivamente intenda mollare sia che si tratti dell´ennesimo bluff di cattivo gusto, non pensiamo di offenderla se le suggeriamo di usare maggiore stile. O, quanto meno, maggiore chiarezza.
 
Distintamente,
Mimmo Pesce

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