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Cosa si nasconde dietro la diatriba tra Prada e Meomartini

Alberto Meomartini, presidente dell´Assolombarda, ha bacchettato pubblicamente Mariuccia Prada. La stilista aveva detto: “Milano ha perso attrattiva. E´ una città scollata, è ricca di eccellenze che però purtroppo vanno per conto proprio”. Insomma: l´immagine di una metropoli in decadenza. Meomartini ha replicato, in un´intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera, che colpa di quanto sta succedendo è anche degli imprenditori milanesi che non sono più quelli di una volta. E ha citato l´esempio di Luigi Bocconi, industriale tessile, che fondò e finanziò la Bocconi; ha citato anche tal Mario D´Onofrio, pasticcere siciliano, che “qualche anno fa ha lasciato una bella somma al museo Poldi Pezzoli”. Persone così, i cari mecenati di una volta, ha spiegato Meomartini, non ne nascono più sotto la Madonnina. Un modo appena educato per dire che gli imprenditori milanesi non pensano più agli interessi comuni, non hanno il respiro della grande borghesia europea e, in definitiva, sono dei taccagni.
 
E´ un´intervista che ha dato un po´ fastidio a quegli imprenditori che non hanno mai digerito la sua nomina ai vertici dell´Assolombarda. Meomartini non è uno di loro, non ha mai fondato un´impresa, tutta la sua carriera si è sviluppata nel settore pubblico: Snam, Eni, Italgas “puntate istituzionali in Regione e al ministero dlle Finanze”, come si legge nell´intervista al Corriere. Attualmente è presidente della Saipem, controllata sempre dall´Eni, la quale è sua volta partecipata dallo Stato. Quindi lui non gestisce e non ha mai gestito soldi suoi, ma sempre quelli di altri, segnatamente dello Stato. E allora è facile essere generosi con i danè degli altri.
 
E c´è di più. Il pasticcere D´Onofrio merita senz´altro le lodi di Meomartini. Ma come non notare che il suo generoso lascito è andato al Poldi Pezzoli. E chi siede nel consiglio del museo milanese? Ma Meomartini, naturalmente.

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