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Dopo Obama, premio Nobel alla Ue… Sperando non porti sfiga

Non vogliamo essere irriverenti: la notizia del premio Nobel all´Unione Europea è un riconoscimento bello, giusto e meritato. Sessanta anni di pace sono un risultato importante ed è forse l´unico vero grande tributo alla intuizione di padri fondatori come l´italiano Alcide De Gasperi. Detto questo e fatto un brindisi, ci viene un dubbio: avendo dato in precedenza il premio ad Obama sulla fiducia e non avendo il Nobel portato grande fortuna nè alla causa della pace nè a quella del presidente Obama, non è che dobbiamo toccare ferro?
 
L´interrogativo è provocatorio ed anche poco elegante. Un problema c´è però, ed è anche serio. Il nostro vecchio e caro continente è ancora un luogo di pace. Se assumiamo il principio lapalissiano per cui oggi le guerre non si combattono solo con le armi tradizionali, possiamo convenire che l´Europa oggi vive un momento di grande conflittualità, soprattutto sul piano interno. Il nemico infatti non è nel Patto di Varsavia e nel fantasma della minaccia sovietica. Oggi la guerra è quella dei mercati finanziari, della crisi, della disoccupazione. Quanto sta accadendo in Grecia (si veda la visita della Merkel ad Atene) o in Spagna non promette bene. Per questo, ci sentiamo di accogliere la buona notizia del Nobel con un pizzico di scaramanzia. La pace è un obiettivo in continuo che non bisogna mai dare per acquisito.
 


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