C’è in Italia un uomo di grandi relazioni, di idee innovative e dall’effervescente eloquio che ha una smisurata passione per la politica, o meglio per l’Italia. Tanto da aver dato vita a un advocacy group poi divenuto pensatoio, quindi fondazione, dunque movimento culturale, poi movimento politico. Anzi no, un movimento che si ripromette di costruire un nuovo contenitore politico o favorire un rassemblement liberale, moderato, riformatore e altro ancora.
Ma l’uomo, ovvero Luca Cordero di Montezemolo, fondatore di Italia Futura, non vuole sporcarsi le mani e forse neppure la fronte di sudore. Così invece, come tutti pensavano e molti auspicavano, di mettersi alla testa di questo rassemblement ha scelto di fare lo scopritore e l’allenatore di una nuova classe dirigente politica. Scelta rispettabile.
Però, se non ci si vuole sporcare le dita e si non vogliono assumere responsabilità dirette, non è opportuno che ci si impanchi troppo a criticare quel partito, a stimmatizzare quell’altro leader politico, a chiosare le idee di quel movimento, a correggere toni e idee di chi – dirigente di partito – si mette in gioco personalmente, si propone direttamente all’elettorato e suda per convincere gli elettori come ha fatto Beppe Grillo.
Non nascondiamo un certo stupore nell’ultima (l’ennesima) intervista di Montezemolo ai quotidiani italiani. E’ il caso della conversazione di oggi con il quotidiano la Repubblica.
Il non candidato Montezemolo alla testa di un movimento che non si presentava in Sicilia e non ha appoggiato alcuna lista o candidato si erge a dispensatore di critiche, anatemi e consigli.
Così il non leader politico e partitico Montezemolo, a commento delle elezioni siciliane, attacca “la politica irresponsabile”, “venti anni di cattiva politica”, “l’insopportabile Berlusconi”, detta a Casini di “rinnovare il suo partito davvero”, stimmatizza le risorse in possesso della fondazione Alleanza nazionale. Non solo, bistratta la Cassa depositi e prestiti (70 per cento del Tesoro) come la “nuova Iri progettata dall’ex ministro Giulio Tremonti”. A Montezemolo era sufficiente una telefonata all’editorialista del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti, per apprendere come la Cdp non è la nuova Iri. Ma forse il fondatore di Italia Futura non ha letto neppure bene l’appello promosso dal suo pensatoio che ha avuto le firme di Raffaele Bonanni, Andrea Olivero e Andrea Riccardi in cui si delinea un liberismo sociale che, se abbiamo capito bene, è compatibile con una società come la Cassa depositi e prestiti.
Ma, forse, da quando Montezemolo è divenuto vicepresidente di Unicredit su indicazione del fondo sovrano di Abu Dhabi le linee del pensiero economico del presidente della Ferrari appaiono, come dire?, oscillanti.