Sono tante le ragioni per cui le elezioni americane non possono non piacere, soprattutto a noi italiani. I dibattiti televisivi fra i candidati (e i candidati vice) sono uno spettacolo, ed uno spettacolo politico. Quelli che fanno pronostici di solito non ci azzeccano. Così è stato per il primo match fra Obama e Romney dove i più scommettevano sul presidente uscente e così è stato per il secondo dove era previsto il ko dello sfidante. Non è andata così. Barack Obama ha tenuto testa ed ha saputo rilanciare avendo di fronte comunque un avversario combattivo e preparato. Dove però ha affondato il colpo? Sulla sicurezza nazionale.
Già, l’attentato all’ambasciata americana a Bengasi è stata una pagina tristissima per la diplomazia e l’intelligence a stelle e strisce. Già ieri il Segretario di Stato Hillary Clinton aveva preso una posizione di grandissimo rigore assumendosi la responsabilità di quanto accaduto in Libia (confermando quale donna eccezionalmente dotata di attributi sia la numero della politica estera Usa). Ma nel confronto con Romney, il presidente ha sfoderato il carattere del Comandante in Capo ed ha stigmatizzato le speculazioni politiche fatte dai repubblicani a morti ancora caldi. Una scelta, quella dello staff di Mitt, che in Italia è prassi consolidata ma che in un Paese civile quale è l’America fa orrore. Ecco quindi la conferma che nel luogo singolo della democrazia occidentale i temi della sicurezza e della geopolitica fanno la differenza e sono nel pieno del prime time televisivo e giornalistico. Quando matureremo anche noi in Italia? Nella disperata attesa, ci godiamo lo spettacolo made in Usa.