Da alcuni mesi, in occasione di miei commenti e interventi pubblici, suggerivo ai leader del polo liberale di aiutare Silvio Berlusconi a ritirarsi a vita privata. L’atteggiamento del Cavaliere, le confidenze di molti amici esponenti del suo partito, oltre a una dose di sano realismo mi avevano indotto a considerare percorribile questa strada. L’obiettivo? Evitare che troppe frammentazioni che si palesano ogni giorno nell’area liberale, peraltro frutto più di eccessi di personalismo di alcuni e preclusioni a prescindere di altri, piuttosto che sui contenuti condivisi, portino a percentuali da farmacista alle prossime elezioni con il risultato di consegnare il Paese all’ingovernabilità, preda di un comico aizza popoli che usa la demagogia per facili consensi e di una sinistra ancora troppo legata agli umori del sindacato e della vecchia nomenclatura. Sì, perché Renzi ha deciso di… saltare il giro, ci vediamo alla prossima.
Ho anche sostenuto la necessità di un dialogo sereno con l’Udc di Casini, di un confronto sui ruoli che ponesse le basi di quel rassemblement dei liberali moderati tanto auspicato dal presidente di Italia Futura. In sintesi: andare oltre, essere “post”, come usa dire Montezemolo. E in quella semplice parola, Montezemolo ci dice di guardare avanti, inutile discutere all’infinito sugli errori commessi e sulle responsabilità dell’uno o dell’altro. Di fatto, ci troviamo di fronte a un evento, le elezioni 2013, che segneranno il destino del Paese, quindi un’occasione unica per realizzare le riforme liberali tanto agognate e dare legittimità politica al governo di Monti, liberandolo nel contempo dai limiti imposti alla sua azione da una maggioranza anomala. Alcuni, all’interno di Italia Futura, si sono affrettati a dissociarsi dalle mie posizioni, altri (in verità molti, ma in privato…) hanno condiviso la mia tesi. Ma tant’è, siamo spiriti liberi.
Poi che succede? Come avevo previsto (del resto era facile), Berlusconi spiazza tutti e dichiara, prima tramite Alfano, poi personalmente in occasione di una telefonata con Belpietro, di farsi volentieri da parte. Al di là della forma non così elegante, non deve interessare se la decisione prende vita dall’amore per il proprio Paese, inteso principalmente dal Cavaliere come il rischio succitato di consegnarlo alla sinistra, oppure da un presa d’atto dello stato in cui si ritrova il suo partito che tuttavia, giova ricordarlo, ha ancora nei sondaggi percentuali di tutto rispetto. Il punto fondamentale è un altro: lo ha fatto! Diavolo di un Berlusconi, è riuscito a sparigliare le carte, servendo quelle giuste a Montezemolo, Casini e udite, persino a Fini. Fa entrare in campo direttamente i leader, con buona pace dei “colonnelli” di tutte le parti, spesso autori, a volte inconsapevolmente più spesso per interessi personali, di madornali errori e autogol dilettantistici. Che dire, bella mossa!
Auspico che Montezemolo e Casini sappiano tenere conto dell’opportunità concreta di realizzare l’obiettivo. Al contrario, l’elettorato liberale e moderato del Pdl non capirebbe un eventuale rifiuto e andrebbe a compattarsi attorno al vecchio leader, oppure ad aumentare la percentuale degli indecisi e dei voti di protesta. In ogni caso, una sconfitta per il progetto liberale e riformista.
Romano Perissinotto
Socio fondatore di Italia Futura Lombardia e membro del direttivo