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Gli Usa si sentono minacciati da Huawei e Zte

Huawei e Zte sono un pericolo per la sicurezza nazionale statunitense. In sintesi è questo il contenuto della bozza del rapporto del comitato d´intelligence della Camera Usa che punta il dito contro le due società cinesi leader mondiali nella manifattura di cellulari e infrastrutture per telecomunicazioni.
 
La presa di posizione dei deputati è un duro colpo per due società alla ricerca di ampliare il proprio mercato in terra statunitense. In un periodo, tra l´altro, in cui la Cina è diventata uno dei temi caldi della campagna per le presidenziali, sia per il capo di Stato uscente, Barack Obama, sia per il suo sfidante repubblicano, Mitt Romney, soprattutto per quanto riguarda il rispetto della proprietà intellettuale e la lotta alla concorrenza d´oltre Muraglia.
 
Ai toni accesi del candidato repubblicano, Obama ha risposto bloccando la vendita alla cinese Ralls di quattro impianti eolici situati vicino a una base navale nell´Oregon, primo investimento straniero fermato negli Usa in 22 anni.
 
Secondo il rapporto della Camera, le apparecchiature e le reti cinesi possono diventare uno strumento per spiare gli Stati Uniti. Conclusioni cui gli autori sono giunti con un lavoro d´inchiesta di un anno senza che tuttavia nelle 52 pagine non classificate del documento ci siano dettagli sui pericoli che le due società comporterebbero. Ma prove più dettagliate sarebbero negli allegati classificati.
 
I timori sono soprattutto per i presunti legami delle due società con il governo e con gli apparati militari della Repubblica popolare. Non a caso Ren Zhengfei, fondatore di Huawei, ha un passato nell´Esercito popolare di liberazione. E già all´inizio dell´anno l´Australia aveva bloccato la partecipazione della società di Shenzhen al progetto per la costruzione di un broadband network, sempre per motivi di sicurezza nazionale.
 
Mentre nella giornata nera di Zte alle parole dei deputati si è aggiunta la decisione del leader degli apparati di rete Cisco di stracciare la collaborazione con il colosso cinese accusato di aver fornito apparecchiature all´Iran.
Il rischio maggiore per le due cinesi, sottolinea il Wall Street Journal, è che ora un´indagine simile possa aprirsi anche in Europa che già sta accertando presunte pratiche concorrenziali scorrette nel settore fotovoltaico.
 
Intanto Huawei ha fatto sapere oggi che non c´è alcun piano di Ipo newyorkese. Sembrerebbero perciò smentite le indiscrezioni riportate lo scorso 4 ottobre dal Wall Street Journal che davano il colosso cinese in contatto con banche di investimento per un´offerta pubblica iniziale, che nelle intenzioni avrebbe ne avrebbe dovuto migliorare l´immagine fuori dalla Cina.
 
I contatti ci sono stati, ha spiegato un funzionario al settimanale finanziario Caixin, ma per altri obiettivi. Prima dell´ipo occorre infatti rivedere la strategia interna e il modello di azionariato. Uno dei vanti della società è infatti quello di essere di proprietà dei dipendenti che detengono azioni ed eleggono il consiglio di amministrazione.

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