Goldman Sachs cambia strategia. Chiude i cordoni della borsa a Barack Obama e li apre al candidato repubblicano Mitt Romney.
Durante le presidenziali del 2008, Goldman Sachs aveva finanziato la campagna di Barack Obama come nessun altro. Quest’anno sta invece mettendo in campo le più grandi risorse per impedirgli di essere rieletto. Spinti da ciò che definiscono un attacco normativo alle proprie attività e un attacco personale alla propria natura, i dirigenti e i dipendenti idi Goldman Sachs sono attualmente i principali finanziatori del candidato repubblicano Mitt Romney.
Secondo un’analisi del Wall Street Journal sulla base dei dati finanziari relativi alle campagne presidenziali, “in occasione della prima candidatura di Obama i dipendenti di GS avevano donato oltre un milione di dollari per sostenerlo. Oggi hanno donato 136mila dollari in meno rispetto a quanto raccolto da Obama tra i dipendenti del Dipartimento di Stato e non hanno contribuito in alcun modo al principale Super Pac (comitato di sostegno elettorale) democratico che sta promuovendo la rielezione del presidente in carica. Al contrario i dipendenti di GS hanno versato 900mila dollari per la campagna di Romney e altri 900mila al Super Pac creato per aiutarlo a vincere le elezioni”.
“Secondo alcuni dirigenti GS – prosegue il WSJ – il risentimento nei confronti della Casa Bianca è nato nel momento in cui la società, contrariamente alle sue aspettative, non è stata interpellata quando l’amministrazione Obama ha iniziato a elaborare le normative per risolvere la crisi finanziaria. Al contrario, GS è stata colta di sorpresa quando da una misura denominata Volcker Rule, concepita per limitare l’assunzione delle banche di rischi quando conducono operazioni di compravendita per proprio tornaconto e non per conto dei clienti (cd. proprietary trading), recando pregiudizio a una delle attività più lucrative della banca”.
Nell’aprile del 2010, la Sec ha inoltre accusato GS di condotta finanziaria impropria per cui la banca avrebbe fuorviato alcuni clienti vendendo loro, diversi mesi prima del tracollo del mercato immobiliare residenziale, titoli basati sui mutui, dopo che un hedge fund aveva collaborato alla creazione di quei titoli scommettendo sul loro fiasco. Goldman è stata dunque costretta al pagamento di una multa di 550 milioni di dollari.
La diatriba sulla legge Dodd-Frank
Federico Rampini su Repubblica sostiene che il “voltafaccia di GS è la punta dell’iceberg di un fenomeno più generale. Lo stesso cambiamento è avvenuto in altre quattro banche: JP Morgan Chase, Citigroup, Bank Of America, Morgan Stanley. Tutti i big di Wall Street sono allineati: Obama se ne deve andare”.
Ma secondo l’editorialista Stefano Cingolani, “Goldman Sachs ha deciso di sostenere Romney nella sua campagna elettorale perché ha il vento in poppa. Goldman Sachs ha una tradizione democratica, ma non solo, bisogna infatti ricordare che il ministro del Tesoro di G. W. Bush, Henry Paulson, proveniva da GS. L’atteggiamento della banca d’affari è quindi abbastanza trasversale”.
“Mi convince meno il discorso del voltafaccia a Obama a causa del Dodd Frank. Il provvedimento – spiega Cingolani, firma del Foglio e di Panorama – è complicatissimo ed è già stato ridimensionato anche dalle lobby bancarie. Non mi sembra che la legge abbia colpito le banche e il loro modo di essere, che era la questione fondamentale, e non ha rafforzato la vigilanza, avendo solo creato nuovi organi addetti. La riforma mi sembra solo molto burocratica, complicata e confusa. Non è questo il punto dunque, perché si tratta di una questione politica, considerando la performance negativa di Obama durante il dibattito con Romney. Il presidente non ha un programma per deficit e per debito, cosa che in realtà non ha neanche Romney, ma evidentemente in Goldman Sachs ritengono che il ciclo Obama sia chiuso e scommettono sul probabile vincitore”.
Secondo Cingolani, dunque, “è più corretto rifarsi ad una logica politica, e credo che anche Federico Rampini su Repubblica dia l’impressione di un’interpretazione sbagliata e forzata. Anche la Volcker Rule, chiamata in causa, riguarda infatti solo una parte delle transazioni”.