Il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero, soffoca sul nascere le polemiche dopo le dichiarazioni di ieri dell’ad di Fiat, Sergio Marchionne, secondo cui “l´Unione europea deve smettere di firmare accordi di libero scambio”, e che almeno ora “non è il momento di abbracciare questo tipo di politiche”. Parole dette anche come presidente dell’associazione europea delle Case automobilistiche.
Ma Moavero, il ministro ritenuto più vicino al premier Mario Monti, ha dichiarato che un approccio che vada nel senso della “protezione verso il resto del mondo” vede il governo Monti “molto cauto”. Parlando con i giornalisti a Bruxelles dopo un incontro con gli europarlamentari italiani, il ministro ha detto di “credere nella forza positivamente propulsiva dello stimolo della concorrenza, che porta le imprese e le industrie a fare meglio e a offrire più scelte ai cittadini”. Concetti ben diversi rispetto a quelli espressi da Marchionne sugli accordi di libero scambio tra Unione europea e Paesi asiatici.
Certo, ha ammesso poi Moavero, “ci sono Paesi che hanno normative industriali, sociali e ambientali molto diverse da quelle che vigono in Europa”, che possono portare a “vantaggi competitivi: di questo bisogna tenere opportunamente conto, facendo valere” le proprie posizioni “nelle sedi bilaterali o multilaterali”. La soluzione ideale, secondo il ministro, sarebbe quella di “tenere conto in modo equilibrato delle diverse esigenze, senza operare in modo unilaterale”.
Il manager della Fiat era tornato a ribadire il problema della sovracapacità produttiva, dimostrata dal fatto che in Europa ci sono 3 milioni di auto invendute, ma il ministro Moavero non ha sostenuto queste tesi. Sebbene Monti abbia difeso in passato la libertà strategica del gruppo automobilistico italiano di investire dove ritiene, anche non Italia, questa volta l’ad di Fiat è andato oltre, costringendo il governo presieduto dall´ex commissario alla concorrenza a disapprovare una linea ritenuta, evidentemente, protezionistica.