Skip to main content

Il vero dibattito di Obama? Con Rolling Stone

Barack Obama, si sa, è una vera star internazionale. Ma a confermarlo questa volta è la copertina dell’ultimo numero della rivista cult Rolling Stone. Il direttore dell’edizione americana, Jann S. Wenner, è riuscito a trascorrere 45 minuti nell’Oval Office del presidente americano lo scorso 9 aprile. In una conversazione intima e rilassata, la più lunga che il presidente ha concesso nell’ultimo anno, Obama ha commentato la sua quotidianità come capo di Stato, di cosa farebbe se avesse la possibilità di avere un secondo mandato e come ha abbracciato le posizioni più estreme dei suoi avversari repubblicani.
 
“Come è ogni giorno il lavoro più duro del mondo?”, ha chiesto l’intervistatore. “Come qualsiasi lavoro. Ci sono giornate buone e giornate storte. Ma credo che sono un migliore presidente adesso che quando sono arrivato all’incarico”, ha risposto Obama.
 
Durante l’intervista, che è più aperta di quelle che hanno contraddistinto la campagna elettorale, Obama parla del suo futuro e della politica mondiale. Tratta argomenti come la situazione in Medio Oriente, confrontando i cambiamenti della Primavera araba con quelli della caduta del Muro di Berlino, e del suo rapporto con il vertice militare statunitense. “L’attacco a Osama Bin Laden è un segnale molto importante della relazione effettiva e costruttiva che abbiamo costruito. Anche la nostra ritirata dall’Iraq è un altro buon esempio”, ha detto Obama a RS.
 
L’era di Youtube
 
Il presidente americano ammette che la manifestazione di Occupy Wall Street ha influito nella sua retorica: “È la viva espressione di un’ansia maggiore che c’è stata negli Usa nell’ultima decade e forse anche di più. La gente crede che le regole del gioco sono truccate e che solo alcuni pochi possono trionfare, agli altri resta sopravvivere… Sono credente del libero mercato e della capacità degli americani di iniziare un’attività, di lottare per i suoi sogni e diventare ricchi”.
 
Secondo RS, Obama è l’emblema del nuovo uomo politico del XXI secolo. Ma non può più sventolare la bandiera del 2008, quella della “speranza del cambiamento”. È riuscito a portare avanti una rivoluzione nel sistema sanitario senza precedenti (aumenta la copertura a 32 milioni di americani) ma adesso tocca essere cauti più che mai. Nell’era di Youtube, scrive la rivista, basta un’ondulazione sbagliata o un po’ di rabbia per sconvolgere i sondaggi durante una campagna.
 
I capelli bianchi di Barack
 
“I miei capelli sono più grigi. Ti danno tante botte in questo lavoro. Adesso però ho la pelle più dura. Bisogna capire che sei una persona ma anche un simbolo”, ha detto Obama a Wenner. Nell’intervista non si è parlato solo di politica e strategie, ma anche di vita quotidiana.
 
Il giudizio su Homeland
 
Per l’uomo che è Obama Homeland è stata un ottima seria. L’ultimo film che ha visto è stato “Paradiso amaro” con George Clooney, ambientata nella sua natale Hawai. Sulla musica, argomento inevitabile per la rivista Rolling Stone, Obama si è confessato un grande appassionato. Adora Al Green, con cui cantò lo scorso gennaio sullo scenario del mitico locale Apollo a Harlem, New York. “Mentre farò poche presentazioni, più costosi saranno i biglietti”, ironizzò.


×

Iscriviti alla newsletter