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L’eroe dei Puffi Berlusconi e la sua Italia stile Fininvest

Il passo indietro, vero o presunto, annunciato da Silvio Berlusconi porta il quotidiano Il Foglio a farne uno in avanti nei ricordi. Con la preziosa memoria storica del direttore Giuliano Ferrara, Il Foglio inaugura oggi la prima di venti puntate a cura di Alessandro Campi e Leonardo Varasano che ripercorrono la storia politica di chi sulle pagine del quotidiano diretto da Ferrara è sempre stato ribattezzato con tre semplici lettere: Cav.
 
La sua discesa in campo nel 1994 non era, come dicono i suoi detrattori, per farsi gli affari propri, commenta l’Elefantino ma “un capitolo della storia nazionale, dell’esperienza estetica, etica ed economica della comunità civile, un pezzo di storia segnato dalla intraprendenza di un geniale outsider a fronte di un pigro establishment esclusivo e blasé”.
Le motivazioni di quella scelta affondano soprattutto nell’immensa popolarità di cui godeva “l’eroe dei puffi e del Milan”. Una consacrazione popolare che aveva, se possibile, ancora di più rafforzato il suo ego: “Berlusconi credeva di avere un’investitura popolare, un’unzione democratica naturale derivante dall’estrema popolarità personale, dalla fiducia che sentiva di poter raccogliere. Si considerava un campione e, snobismi a parte, lo era (anche di coraggio o impudenza)”.
 
Per questo, nonostante le perplessità dei suoi più stretti collaboratori, “il gruppo dei dubbiosi” formato dallo stesso Ferrara, Fedele Confalonieri e Gianni Letta, non si poteva fare più niente per fermare il corso di quella pallina sul piano inclinato della storia che lo portò il 26 gennaio del 1994 a pronunciare il famoso discorso “per l’Italia, Paese che amo”.
L’obiettivo, che lo stesso Berlusconi indicò in una conversazione con il direttore nel Foglio, “dopo la conquista napoleonica del governo, era di fare dell’Italia una grande Fininvest”. Un’Italia che travolta da Mani Pulite, “faceva paura”. Per questo agli occhi di Ferrara, il Cavaliere era un candido e la sua storia nella politica italiana lo vede “un vincitore e uno sconfitto dolorosamente sublime”.


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