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L’Italia sbaglia ad ignorare la guerra cibernetica in corso

C’è un passo letterario che meglio di ogni altro illustra la situazione economica attuale; è quello tratto dall’Enrico VI di Shakespeare allorchè il protagonista così recita “This battle fares like to the morning’s war when dying clouds contend with growing light” Questa battaglia è come la guerra del mattino quando nubi morenti lottano con la luce che sorge….(continua poi)….e il pastore soffiandosi sulle dita intirizzite dal freddo non sa se sia giorno o notte. Ora la vittoria inclina da questa parte, come un mare possente forzato dalla marea a combattere col vento; ora inclina dall´altra parte, come quello stesso mare che la furia del vento forzi a ritirarsi; talora vince il vento e talora la marea; ora l´uno è più forte ora l´altra fortissima: lottano entrambi per la vittoria corpo a corpo, e nessuno è vincitore o vinto (W.Shakespeare, Enrico VI parte III scena V).
 
In questa immagine, meravigliosamente tratteggiata da Shakespeare, si possono riconoscere forti assonanze con lo scontro attualmente in atto a livello mondiale fra sostenitori: gli uni di una linea tutta e solo inspirata al rigore fiscale e gli altri sostenitori invece di una linea tutta e solo improntata al sostegno delle istituzioni finanziarie. La speranza in chi crede in questa seconda ricetta è che il ripristinarsi di condizioni di equilibrio nei conti delle banche prima o poi produca effetti anche sulla economia reale e sulla crescita (ingrediente evocato come una bacchetta magica, una sorta di lievito spontaneo che non si sa però presso quale negozio si possa acquistare). Si sta insomma perdendo di vista il fatto che le dottrine politiche ed economiche non contribuiscono che parzialmente a realizzare quell’elevato oggetto del pensiero umano che è la politica economica. Questa ha (o dovrebbe avere) carattere in parte autonomo dalle rigide teorie di scuola essendo la politica economica cosa ben diversa dai manicheismi ideologici prevalenti in materia economica.
 
Oggi difatti l’economia è condotta come una nave che debba necessariamente seguire una rotta costantemente lineare fra il punto di partenza e quello di approdo. Il buon comandante però non è quello che tira dritto senza riguardo ai pericoli, ma è colui che evita scogli e tempeste adattando la rotta anche alle circostanze contingenti: altrimenti sarebbe pericoloso per sé stesso, per l’armatore proprietario della imbarcazione e per l’equipaggio. Ciò premesso va anche aggiunto che se alla fine del suo viaggio la nave non può entrare in porto perché il fondale non è stato dragato per tempo e a sufficienza per consentirne l’accesso senza che essa si incagli, il viaggio si può rivelare inutile: come una unione economica e monetaria che non sia stata sostenuta da un diffuso processo di adeguamento alla nuova realtà di un mondo globalizzato. In Europa nei decenni trascorsi solo alcuni paesi sembrano aver fatto a tale riguardo i compiti a casa.
 
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