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La crisi del primo decennio: preludio ad un nuovo conflitto?

Il 10 giugno scorso, Niall Ferguson e Nouriel Roubini hanno identificato nelle scelte del Governo tedesco di Angela Merkel la causa di un possibile ripetersi della crisi del 1929.
 
La Germania di oggi è ossessionata dalla minaccia dell’inflazione, e attribuisce – in
termini storici – più importanza allo spettro del 1923 (l’anno dell’iperinflazione) che a quello del 1933 (l’anno che segnò la morte della democrazia), forse dimenticando che fu la crisi bancaria europea del 1931 a contribuire allo smantellamento della democrazia, in Germania e da un capo all’altro dell’Europa.
 
La Grande Depressione degli anni ’30 vide il suo avvio il 24 ottobre 1929 con il crollo della Borsa di New York, raggiungendo in Europa il momento culminante nel 1932 e lasciando successivamente il posto ad una debole ripresa economica che, in realtà, rappresentò l’anticamera alla Seconda Guerra Mondiale.
 
La crisi palesò l’incapacità, da parte dei protagonisti dell’epoca dell’economia, della finanza e della politica mondiale, di governance dell’economia mondiale e di percezione dei problemi di fondo e delle loro ripercussioni politiche. Soprattutto, fu manifesta l’incapacità delle figure della finanza mondiale (i grandi banchieri privati, i responsabili delle grandi banche di Stato, i Ministri finanziari delle grandi potenze) di reagire ad una sfida globale per la mancanza di una terapia collaudata.
 
L’analogia riscontrata con la situazione attuale è evidente. In una sua recente analisi, il Direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha affermato come l’economia globale possa “facilmente scivolare in un momento come quello sperimentato negli anni ‘30, un momento in cui la fiducia e la cooperazione svaniscono e i Paesi si chiudono al loro interno. Un momento che può tradursi in una spirale al ribasso che può inghiottire l’intero mondo”.
 


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