Crescita americana col segno più nel terzo trimestre 2012. Due per cento su base annua fa registrare l’indice che misura l’espansione statunitense. Un balzo arrivato dopo un secondo trimestre difficile (+1,3%) che aveva spinto alla prudenza le previsioni di analisti e operatori economici. Politica monetaria ultra soft della Fed e un programma di deficit spending dell’amministrazione Obama soprattutto nel settore della difesa, alla base dell’attuale crescita Pil statunitense. Come ha sobriamente messo in luce Kathy Bostjancic, la “crescita è lenta ma non rallenta”, del Conference Board, l’istituto che pubblica l’indice della fiducia dei consumatori. Il Wall Street Journal riprende le considerazioni della signora centrandole sullo stato reale del Paese.
Secondo l’analista sapendo che la ricchezza americana deve crescere un punto l’anno per compensare la crescita naturale della popolazione il 2% statistico non costituisce che l’1% di espansione reale. Bostjancic non manca però di mettere in luce i segnali realmente positivi dell’economia Usa. In particolare la ripartenza del settore delle costruzioni residenziali, +14,4% per il trimestre in esame la progressione maggiore dal 2006, e di quello immobiliare, vendita e prezzi, ambedue in aumento per il sesto trimestre consecutivo. Controbilanciati però da due passi indietro notevoli: il forte calo delle esportazioni passate da un più 5,3 del secondo trimestre al meno 1,6 attuale.
L’altro handicap segnalato dall’economista è rappresentato dalla diminuzione degli investimenti interni di imprese che non mancano di mezzi economici ma temono “l’incertezza” politica di un presidente riconfermato di fronte a un Congresso ostile.