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La nuova legge elettorale? Un superporcellum

Un “superporcellum”. Definisce così Giovanni Guzzetta, professore di Istituzioni di Diritto pubblico all´Università degli studi di Roma Tor Vergata, il progetto di riforma elettorale approvato ieri in commissione Affari costituzionali che sarà la base da cui partire per cambiare la legge elettorale italiana.
 
Il Sì su cui si sono ricompattati Pdl, Udc, Lega, Mpa, Coesione nazionale e Fli (contrari Pd e Idv) è la proposta presentata da Lucio Malan (Pdl) che prevede un sistema proporzionale con premio del 12,5% alla coalizione, uno sbarramento al 5%, due terzi dei seggi assegnati con le preferenze e un terzo con i listini bloccati.
Un testo che il giurista Guzzetta boccia in una conversazione con Formiche.net: “E’ l’assicurazione di ingovernabilità e ulteriore delegittimazione della classe politica. Con questo sistema, nessun partito raggiungerà la maggioranza e i governi si faranno dopo le elezioni, con tutti i problemi che abbiamo conosciuto molte volte nel corso della storia del Paese”.
 
Il punto più caldo su cui si sta consumando lo scontro politico è il nodo delle preferenze, unica vera differenza con l’altra proposta presentata da Enzo Bianco del Pd. I prodotti di tale sistema come Franco Fiorito, ex capo gruppo Pdl al Consiglio regionale del Lazio o Domenico Zambetti, assessore Pdl alla Casa della Regione Lombardia, purtroppo noti alle cronache giudiziarie, non possono che aver peggiorato i giudizi e la percezione su tale meccanismo. Guzzetta non vuole esprimere condanne morali ma, spiega, “mi baso sui risultati che le preferenze hanno prodotto: una legge nella quale i singoli candidati si fanno la campagna elettorale anche contro i loro stessi compagni di partito per farsi eleggere dai cittadini provoca un effetto di balcanizzazione dei partiti. Essi rimarranno in balia delle correnti che si formeranno. In più l’aumento considerevole dei costi delle campagne elettorali che le preferenze producono è tutto ciò di cui non abbiamo bisogno in questo momento”.
 
Per il professore, l’approvazione di questo testo “è una grande vittoria dei centristi e di Pier Ferdinando Casini, in particolare, che raggiunge un obiettivo che non è riuscito a cogliere nel 2001 con il Porcellum. Ed è una straordinario successo del peggiore Pd che ha fatto uno scambio con il centro destra ottenendo il premio di coalizione che Berlusconi non voleva e sacrificando il “no” alle preferenze. Ora impaurito da tutte le vicende giudiziarie che hanno travolto la politica, si mostra indignato per questo risultato su cui prima però c’è stato un accordo”.
 
E se da Palazzo Madama, il presidente Renato Schifani promette che “farà di tutto perché il testo vada all’esame dell’Aula entro la fine del mese”, Guzzetta si dice dubbioso sulle probabilità che questa legge venga approvata in Parlamento: “Con il voto segreto, molti parlamentari potrebbero dire no perché va contro il loro interesse. Con le preferenze, i costi della campagna elettorale saliranno alle stelle e pochi potranno permetterselo”.
A questa legge elettorale, da molti ribattezzata “alla greca” perché simile al modello di Atene (che ha provocato doppie elezioni a distanza di pochi mesi), Guzzetta propone un’alternativa: “In una situazione d’emergenza come la nostra, con le elezioni alle porte, piuttosto che varare una nuova legge si potrebbe abbinare all’attuale un sistema di primarie. In questo modo si formerebbero delle liste scelte dai cittadini. Non dai partiti e neanche dai quattrini”.


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