Dopo un primo sguardo lanciato verso il futuro con la volontà di lasciare la crisi alle spalle, adesso è la volta di andare oltre il breve termine, ragionando sulle tendenze dell’avvenire e le ricette di policy per il rilancio del sistema Europa. Il Ligep, il Luiss International Group on Economy Policy, il network di economisti nato nell’ateneo di Confindustria coordinato da Jean-Paul Fitoussi e composto, fra gli altri, da Robert J. Gordon, Stefano Micossi e dal premio Nobel Christopher Pissarides, a due anni dal primo rapporto interviene con la seconda analisi “Beyond the short term”.
Francesco Gaetano Caltagirone, Presidente Associazione Amici della Luiss, ha ricordato che qualunque politica economica deve avere come obiettivo lo sviluppo sostenibile. “Due mi sembrano i messaggi centrali dell’analisi del gruppo coordinato dal Prof. Fitoussi: l’importanza di politiche pubbliche mirate e in grado di sostenere la ricerca e lo sviluppo infrastrutturale”, e la necessità di politiche scolastiche “basate sulla meritocrazia che siano in grado di riportare il nostro sistema educativo a livelli di eccellenza e rafforzare i legami con il mondo del lavoro e dell’impresa”, ha concluso Caltagirone.
Gli obiettivi del rapporto
Fitoussi ha spiegato: “Abbiamo deciso per il rapporto di quest’anno di avere un atteggiamento diverso da quello del primo, alzando il naso dalle tre crisi, quella finanziaria, quella del debito sovrano e quella bancaria, per capire meglio gli scenari possibili, e il futuro della crescita che dipende dall’andamento di occupazione, produttività e popolazione”. Ecco da dove si è partiti e dove bisogna agire, secondo il Ligep, per porre delle buone basi per il futuro.
Il confronto su produttività e occupazione tra Usa e Europa fino ad oggi
“Dalla seconda guerra mondiale al 1995 la produttività in Europa ha visto un andamento più veloce che negli Usa. Se fino al 1982 il tasso di disoccupazione è stato più basso in Europa, dal 1982 in poi la tendenza si è invertita. Dal 1995 l’andamento dei due parametri si è rovesciato. In America la produttività si è alzata, ma l’occupazione non è andata bene”, ha osservato Fitoussi. E’ stato inoltre sottolineato che se da un lato gli Usa sono al comando nella ricerca scientifica favorendo il sistema delle research-university, dall’altro l’Europa non riesce a stare al passo con strumenti di policy che catalizzano gli investimenti.
I tentativi di reagire al ritardo infrastrutturale
Secondo il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, l’Italia “ha accumulato un ritardo in campo infrastrutturale, che deriva da procedimenti decisionali bloccati in riferimento alle grandi opere. Ci sono luoghi ed entità che hanno diritto di veto su tutto. Ciò riguarda infrastrutture e programmi industriali”. Secondo Passera serve dunque “il coraggio di affrontare il processo decisionale, stabilendo responsabilità, tempi, e, in ultima analisi, meccanismi di commissariamento”.
Passera ha sottolineato che “in questi mesi con un centinaio di norme ben incentrate abbiamo fatto in modo che le procedure di decisione risparmiassero mesi. C’è poi il problema di attrarre capitali privati”. Oltre all’esempio dei project bond, introdotti in Italia prima che nel resto dell’Europa, il ministro ha ricordato la “defiscalizzazione per le infrastrutture strategiche”.
L’innovazione e il mondo delle start-up
Secondo il ministro, “se non c’è innovazione e una visione a lungo termine non si costruiscono fondamenta solide per lo sviluppo sostenibile di lungo periodo”.
Passera ha ammesso che “abbiamo cercato modi per far valere al meglio i pochi soldi a disposizione. Non c’erano ancora risorse per fare un grande credito di imposta, ma i 50 milioni trovati sono stati impiegati per rendere poco cara l’assunzione di cervelli in modo da offrire la possibilità di portarsi a casa l’innovazione anche alle aziende di non grande dimensioni “.
Ma secondo Passera, “l’aspetto dove abbiamo cercato di riscrivere le regole del gioco è la nascita di nuove imprese innovative, sebbene il nostro Paese non sia storicamente loro amico. Il decreto start up a nostro parere è notevole perché azzera gli oneri d’entrata e riduce quasi a zero l’aspetto burocratico per chi comincia, offre contratti di lavoro che tengono conto dell’insicurezza iniziale e premia chi rischia con il venture capital, defiscalizzando una quota rilevante dell’investimento che si fa in questo tipo di aziende, cercando di togliere la paura del fallimento”. Il ruolo dell’educazione
Secondo il premio Nobel Christopher Pissarides, il settore dell’educazione è da migliorare, non molto a livello universitario, ma serve enfasi sulle superiori, anche nelle high school americane. “Dovremmo insegnare nuove capacità, manageriali, informatiche ed interpersonali . Dovremmo preparare i giovani al mondo del lavoro in modo che, una volta fuori dalla scuola, le società non dovrebbero spendere troppo tempo per la loro formazione”, ha commentato.
Il mercato del lavoro e la dimensione imprenditoriale
Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria e presidente della Luiss, si è concentrata sulla dimensione delle imprese e sul mercato del lavoro. “Per molti anni è prevalsa la logica, sbagliata, del piccolo è bello, anche se non bisogna generalizzare. La piccola dimensione diventa un handicap molto forte in Italia, e il tema è legato alla rigidità del mercato del lavoro, dove è presente un dualismo enorme che non va bene e penalizza giovani e donne”. A tal proposito, Marcegaglia ha ribadito le posizioni di Confindustria sulla recente riforma del lavoro, “secondo noi un’occasione sprecata. Si poteva fare di più su questo tema quindi è importante tornarci”.
Secondo l’ex presidente di Confindustria,“L’Italia in quest’anno ha fatto salti in avanti ed ha senza dubbio recuperato credibilità, facendo riforme strutturali, lavorando per abbassare il deficit, in un percorso che, nonostante alcuni errori, è positivo e va portato avanti”.
“Se le regole europee misurano i Paesi solo in base alla loro capacità di ridurre il deficit, il rischio è che Italia, Spagna e Grecia saranno in una situazione sempre peggiore e che si creino movimenti populisti che portano al contrario di quello che serve, cioè di più Europa”, ha concluso.