Le indiscrezioni diventano certezze e le trattative di fusione tra Bae Systems e Eads incontrano nuove opposizioni. Ieri è stata Lagardère, la società francese che possiede partecipazioni anche nell´editoria e nella vendita al dettaglio e che controlla il 7,5% del capitale del gruppo aeronautico franco-tedesco, a criticare i termini del merger: “Lagardère, in questo stadio, ritiene insoddisfacenti le condizioni di fusione tra Eads e Bae”, si legge nella nota, e “invita la direzione esecutiva di Eads a intraprendere subito l´indispensabile riesame del progetto, prendendo meglio in considerazione l´insieme degli interessi dell´azionista francese di controllo di Eads”.
“Questo progetto, nonostante il potenziale industriale e strategico che ha, non ha ancora dimostrato che porterà valore a Eads”, ribadisce la nota di Lagardère.
Con la nota dell’azionista di Eads, i dubbi del gruppo privato sulla convenienza del deal si aggiungono a quelli di Londra, che non vuole ingerenze politiche troppo forti da parte di Francia e Germania, determinate invece a tenere una quota complessiva di almeno il 18% del colosso in fieri.
Le problematiche che sembrano accumularsi durante il percorso di fusione hanno costretto alla proroga della deadline del 10 ottobre, fissata per la fine delle trattative, ma nessuno dei governi coinvolti ha intenzione di perdere tempo, soprattutto in vista di eventuali ripercussioni finanziarie sulle società, e sulla dote che porterebbero quindi all’altare della fusione.
Le acque sembrano invece meno mosse in Italia, dove solo per il 16 ottobre è prevista una riunione a Palazzo Chigi tra i vertici di Finmeccanica, fra cui il presidente Giuseppe Orsi e il direttore generale Alessandro Pansa, il premier Mario Monti e i ministri dell´Economia, Vittorio Grilli, dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, e della Difesa, Giampaolo Di Paola. Oggetto della riunione? Con tutta probabilità, gli scenari del mercato europeo dell´aeronautica e difesa e il ruolo del gruppo italiano dopo l´eventuale fusione Eads-Bae.
Bisognerà quindi aspettare ancora due settimane prima che governo e Finmeccanica siedano insieme a discutere, mentre il panorama internazionale della Difesa ribolle di giorno in giorno, con l’avanzamento delle richieste di Francia e Germania nell’operazione Bae/Eads, l’eventuale attribuzione della golden share, e l´eventuale acquisto del pacchetto azionario di Lagardère da parte di Parigi e quello di Daimler da Berlino in Eads.
Se da un lato l’ad di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, la scorsa settimana ha richiamato l’attenzione del governo sulla questione, la società pensa a ridefinire il suo assetto interno in vista di future alleanze che le permetterebbero di non essere schiacciata dalla nascita del colosso Bae/Eads. “Gli analisti di Intermonte – scrive Milanofinanza.it – sono convinti che il consolidamento nel settore continuerà e pensano che la separazione della controllata Agusta Westland e la successiva fusione di Finmeccanica A&D con Thales sia la soluzione auspicabile”.
Sempre secondo MF, come ha scritto ieri il Sole 24 Ore, “il Fondo strategico italiano (Fsi), in cordata con un gruppo di imprenditori italiani, avrebbe poi fatto un´offerta concorrente a Siemens per acquistare il 55% di AnsaldoEnergia detenuto da Finmeccanica. Il fondo di private equity, First Reserve, detiene il restante 45%, comprato per un totale di 255 milioni di euro tre anni fa. La cessione al FSI avrebbe una logica e secondo gli analisti le chance che vada in porto sono molto elevate visto che la potenziale cessione a Siemens ha generato resistenze politiche e sociali al fine di preservare il livello occupazionale”. Tuttavia l´offerta di Siemens sarebbe sponsorizzata apertamente da Orsi che si trova ad aver archiviato un bilancio 2011 in perdita per 2,3 miliardi, ma il passivo sarebbe stato in realtà 3 miliardi tenendo conto dei 450 milioni introitati dalla cessione del restante 45% al fondo americano First Reserve Corporation. Invece di focalizzarsi su Siemens, si sarebbe comunque potuto optare per la scelta di monetizzare il più possibile, quando era noto l´interesse su Ansaldo Energia manifestato anche da colossi industriali del Far East e quando in tutto mondo pullulano i fondi sovrani dotati di ingenti risorse. Ma la disponibilità del Fsi della Cassa depositi e prestiti segna un interventismo del Tesoro, tramite la Cassa, che può essere destinato a ulteriori sviluppi.
Finmeccanica incasserà circa 400 milioni dalla cessione del 15% di Avio al Fondo Strategico emanazione della Cassa Depositi e Prestiti che ora potrebbe legittimamente candidarsi anche a rilevare una quota del 55% del gruppo di Piazza Monte Grappa in Ansaldo Energia, magari prevedendo successivamente da parte di Finmeccanica la cessione di un´altra quota (10/15%) a qualche partner industriale nazionale. In ambienti finanziari, sta anche facendo discutere la scelta come advisor per l´operazione Ansaldo Energia di Deutsche Bank: advisor tedesco per vendere ai tedeschi?