Skip to main content

Le bizzarrie del Sinodo: dal video anti-islam alla citazione di Steve Jobs

Con la messa celebrata da Papa Benedetto XVI si è chiusa, domenica 28 ottobre, la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata al tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Un Sinodo, quello appena conclusosi, che ha visto la partecipazione record di ben 262 padri sinodali provenienti da tutte le parti del mondo. Inevitabili, quindi, tensioni, gaffes e citazioni che hanno fatto “saltare sulla sedia” non pochi presenti. 
“State per essere testimoni di un cambiamento demografico a livello globale..è solo una questione di anni e l’Europa così come la conosciamo adesso non esisterà più..tuttavia la popolazione non è in declino, ma perché? Immigrazione! Soprattutto islamica”. Possono sembrare le parole, per di più accompagnate da una musica arabizzante, di un filmato proiettato nel corso di una delle tante manifestazioni anti-islamiche che si svolgono in giro per il mondo. Comprensibile, quindi, lo stupore che devono avere provato i padri sinodali quando, nel corso dei lavori, sono stati “costretti” dal cardinale ghanese Peter Turkson a vedere questo filmato. E man mano che si andava avanti con la visione, cresceva la perplessità dei vescovi presenti in sala, tanto che il cardinale, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, è stato costretto più volte a scusarsi. E oltre al danno, la beffa. Già tre anni fa, infatti, la BBC aveva smontato punto per punto questo video anonimo, contestando, in particolare modo, le statistiche alle quali faceva riferimento.
Ma ecco che, giusto il tempo di far rientrare la “crisi”, e spostare nuovamente l’attenzione sui contenuti del Sinodo, che arriva, puntuale, un imprevisto “meteorologico”. Protagonista, questa volta, il cardinale Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington. Nel suo intervento, volto ad individuare le radici del processo di secolarizzazione del continente europeo, Wuerl è arrivato a parlare di “uno tsunami di influenza secolare che scardina tutto il paesaggio culturale”. Un’immagine, quella dello tsunami, che ben descrive il processo di secolarizzazione. Peccato, però, che il porporato americano si sia dimenticato di parlare dinanzi ad una platea composta da una cinquantina di rappresentanti della Chiesa asiatica. E ancora forte è, infatti, il ricordo delle devastazioni causate dallo tsunami del 2004 proprio in Asia.
Non poteva mancare, infine, la classica citazione. Ma, in questo caso, non si tratta dei grandi padri della Chiesa, quali Sant’Agostino, Sant’Anselmo o Sant’Ambrogio, bensì di Steve Jobs, il fondatore della Apple che ancora Santo non è. Adolfo Nicolas è il padre generale della Compagnia di Gesù, ventinovesimo successore di Sant’Ignazio di Loyola, noto anche come il “papa nero”. Che i Gesuiti abbiano, ultimamente, una certa propensione per la tecnologia è cosa ben nota, come dimostra l’attivismo di padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica e massimo esperto di teologia 2.0. Ma un po’ di stupore, tra i padri sinodali poco avvezzi alla tecnologia, hanno sicuramente creato le parole di padre Nicolas che citando, appunto, il fondatore della Apple ha affermato: “Steve Jobs diceva di essere più interessato alle domande dei consumatori che a quelle dei produttori. E noi partecipanti al Sinodo siamo dei produttori”. In realtà, un simile intervento c’era da aspettarselo. Padre Nicolas, infatti, è “recidivo”. Proprio qualche mese fa, lo stesso Nicolas ha dichiarato al mensile dei Gesuiti: “Di recente ho letto una biografia di Steve Jobs. Sosteneva che il suo punto di partenza era sempre quello di occuparsi dei clienti.” Insomma, i fedeli come clienti

×

Iscriviti alla newsletter