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Le elezioni in Sicilia secondo i Siciliani

Countdown per le elezioni in Sicilia. Domenica 28 ottobre oltre 4,5 milioni di isolani decideranno a chi affidare le sorti della Regione. E con il loro voto indirizzeranno anche i destini dei giochi politici a livello nazionale. E’ grande l’attesa nelle stanze romane del potere per il risultato che emergerà dalle urne in questo appuntamento, primo banco di prova in vista delle Politiche del prossimo aprile. Pier Ferdinando Casini e Pierluigi Bersani testano l’alleanza Pd-Udc con Rosario Crocetta candidato presidente. Silvio Berlusconi e Angelino Alfano misureranno il grado della dissoluzione del Pdl. E Beppe Grillo comprenderà la portata del successo del suo Movimento Cinque Stelle.
 
Ma come fotografano il crocevia di domenica le firme siciliane dei quotidiani? Formiche.net inizia un viaggio tra i pensieri dei giornalisti che hanno nelle origini e nel cuore il territorio siculo.
Secondo l’editorialista della Stampa Marcello Sorgi, il voto in Sicilia sarà il punto di svolta del Pdl: “Se vince il candidato del centrodestra (Nello Musumeci), Alfano e Schifani avranno più margine per convincere il Cavaliere al salvataggio del Pdl. E anche Casini, schierato nell’isola con il centrosinistra, potrebbe avere qualche ragione di ripensamento”.
 
Alla considerazione di Adriano Sofri, firma di punta di Repubblica che, mentre alle Politiche si augura la vittoria del Pd e di Bersani, non sarebbe dispiaciuto da un trionfo di Grillo al di là dello Stretto di Messina, risponde oggi sul Foglio un pessimista Emanuele Macaluso. Secondo l´ex direttore del Riformista e dell’Unità, siciliano doc, non è questo il punto: “Un successo dei candidati di Grillo, anche se hanno facce pulite, non cambierà il quadro disastrato. Gli eletti potranno gridare qualche slogan in un’aula che in ogni caso sarà opaca. Le elezioni di domenica, a mio avviso, serviranno solo a testimoniare la drammatica realtà in cui si trova la Sicilia. E con essa il mezzogiorno”.
 
In una Regione ingovernabile e irriformabile come quella all’ombra dell’Etna si prospetta lo spettro di un commissariamento, il pericolo scampato secondo il premier Monti per la nazione: “In questo caso – spiega Macaluso – la democrazia sarà certamente mortificata, ma inevitabilmente prevarrà lo stato di necessità e l’interesse generale”.


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