Mario Draghi? Per il presidente della Bundesbank è un nuovo Mefistofele. Angela Merkel? Un Hitler in gonnella per i manifestanti greci. Cosa non va tra Germania e Europa? È solo la moneta unica il dubbio amletico di Berlino, oppure la Germania è ancora l’eccezione europea? O sono le opinioni pubbliche del Vecchio continente a non conoscere la profondità degli spettri che agitano il senso comune tedesco? Dopo le polemiche della scorsa estate è ora il sito businessinsider.com a passare in rassegna le tensioni continentali affrontandole dal punto di vista della divulgazione storica.
Tappa importante del calvario di Berlino è stata la Repubblica di Weimar. Repubblica malata e punto di partenza delle paure di tutto il continente. Quelle tedesche ossessionate dall´inflazione conseguenza della sconfitta nel primo conflitto mondiale e riparazioni revansciste pretese dai vincitori. Quelle del resto del continente che vede invece nella disoccupazione di massa la fine della stabilità politica, economica e istituzionale, il propagarsi del caos sociale e l’avanzata del totalitarismo.
Lo slalom storiografico
La prima repubblica della storia tedesca nasce malata. Segnata da sconfitta militare, sete di vendetta dei nemici e dalla leggenda, senza nessun aggancio con la realtà, della pugnalata alla schiena inferta dalla politica pavida e imboscata a comandi militari invitti sui campi di battaglia.
A ragione o meno, nelle sorti della repubblica di Weimar entrambe le parti in causa nell´Europa attuale possono trovare motivi di sostegno alle proprie tesi. Questo l´apparente paradosso illustrato da businessinsider.com che con uno slalom storiografico attraversa gli anni bui del periodo tedesco post guglielmino per arrestarsi alla soglia dell’avvento nazista al potere.
Le foto d’epoca
Suddiviso in capitoletti illustrati da foto d’epoca il lavoro parte dall’assunto che l’iperinflazione del primo dopoguerra tedesco sia alla base della fobia inflattiva della Bundesbank e della popolazione tedesca dei nostri giorni. Chi ha visto L’uovo del serpente, film di Ingmar Bergman proprio su Weimar, ricorda i salari pagati all’ora e spesi subito proprio a causa della svalutazione galoppante del marco imperiale, le banconote trasportate in carriola per comprare beni alimentari da avere in cambio di pagamenti effettuati a chili di carta moneta capisce cosa voglia dire per i tedeschi svalutazione continua e perdita di valore costante della moneta che si usa tutti i giorni.
I dubbi sull’inchiesta
Se un appunto si può fare alla piccola ricerca è quello di riportare tutta la questione tedesca alla tematica monetaria. La catastrofe della Germania. Il percorso particolare cui il Paese si vedeva destinato è un impasto di eredità palingenetiche millenarie. Il progresso visto come vincolo alla realizzazione di queste. Un liberalismo caricato di troppe aspettative e per questo destinato a crollare e, ultimo ma non meno importante, la rabbiosa volontà francese di impedire, costi quel che costi, la nascita di un potere statale forte, nel centro dell’Europa.
L’assurdità del rischio inflazionistico
Parlare oggi però di inflazione galoppante è un’assurdità. Un fantasma. L’iperinflazione arriva quando c’è un governo che stampa moneta a tambur battente. Non è questo il caso oggi. Si può capire il trauma tedesco del 1923, ma la deflazione che ne è seguita è stata altrettanto drammatica. Con danni altrettanto gravi. Oggi si parla di un’inflazione che non superebbe il 4%, nulla di terribile per l’attuale potere d’acquisto europeo.Parla Krugman
Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, racconta di un incontro con i dirigenti tedeschi. Si parla di regole di bilancio. Alla sua obiezione: “l’Irlanda non aveva problemi di deficit pubblico”, la risposta è “servono regole di bilancio”. Impossibile così discutere razionalmente, conclude l’editorialista del New York Times.
Che Berlino sia isolata, anche dentro la Bce, è una buona notizia. Certo quanto pubblicato businessinsider.com, è un avvertimento. Mai dire mai. L’Urss si è dissolta dall’oggi al domani e nessuno lo aveva previsto. Meglio ricordarlo quando si studiano soluzioni istituzionali che nessuno davvero capisce fino in fondo e si trasferiscono competenze prive di basi democratiche verso un mammut che potrebbe rivelarsi improvvisamente con i piedi d’argilla.