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L’ha fatto neroRomney grintoso, Obama fiacco

Obama ormai disabituato al confronto con interlocutori scomodi ha ceduto nettamente di fronte a Mitt Romney aggressivo e sicuro di sè.Nulla quanto l´espressione seccata di Michelle alla fine del macht testimonia il passo indietro fatto da un Barack Obama distante anni luce dal personaggio fresco e anticonformista di quattro anni fa.Il mormone ha incalzato il presidente in carica e la sua politica economica soprattutto per le conseguenze che questa avrebbe avuto sulla classe media “schiacciata”, secondo le parole del repubblicano, da quattro anni di presidenza democratica.Il presidente, completamente impegnato a trasmettere sicurezza e umiltà al punto da sfiorare staticità e inerzia, nei momenti di maggior difficoltà si è rifugiato nel peso dei problemi ricevuti in eredità dal suo predecessore George Bush e cercando sostegno più nelle parole di Bill Clinton che nel rivendicare quanto fatto durante il mandato alla casa Bianca. Questo il succo di un dibattito televisivo poco scoppiettante e caratterizzato dalle risposte troppo lunghe dei due contendenti. 
 
Romney all´offensiva nel primo dibattito, cosi il Washington Post sintetizza i 90 minuti di confronto davanti al piccolo schermo dei duellanti per il posto di comandante in capo della potenza globale americana. Secondo il quotidiano della capitale Usa, il mormone ha sfruttato al meglio quella che era stata profetizzata come l´ultima chance per rovesciare i sondaggi che lo vedevano inseguire il presidente in carica. Gustoso il pezzo dedicato a sviste, imprecisioni e bugie commesse dai candidati durante il confronto guidato da Jim Lehrer, storico giornalista televisivo della Pbs.Per il Wall Street Journal il primo incontro diretto tra i due candidati ha illuminato i forti contrasti su economia, fisco e politica economica e il ruolo dello stato nel futuro americano ha visto Obama soccombere. I titoli del New York Times privilegiano la visone generale dei 90 minuti presidenziali incagliati su economia e avvolti da una tempesta di dati, ma nemmeno il giornale simpatizzante per il politico di Chicago può evitare di porsi la domanda dell´eccessiva piattezza del comportamento di Obama.Anche il Nyt passa al setaccio le affermazioni dei due leader per scoprirne le eventuali inesattezze. In uno scontro definito da filosofie contrapposte due candidati si sono ben guardati dal toccare un tema che un editoriale del giornale definisce intoccabile, ossia quello della povertà negli Usa, sottolinea il Nyt.
 
Il Los Angeles Times apre con Romney che difende il proprio piano tasse e con i dubbi di  Obama sulle capacità matematiche del repubblicano. Le prime reazioni del giornale californiano ammettono però che il mormone si è dimostrato forte e saldo nel primo dei tre dibattiti televisivi apripista alle elezioni di novembre.Nessun dubbio della Cnn su chi abbia vinto la serata di Denver. In un sondaggio fatto in tempo reale la tv globale da il primo posto al candidato repubblicano che raggiunge il 67 per cento di apprezzamenti. Identica la sostanza dei giudizi di Figaro che parla di dominio di Romney e Frankfurter Allgemeine Zeitung. Per la testata tedesca però nulla è ancora deciso.
Anche la Welt ammette che la vittoria ai punti va al candidato mormone caratterizzato dalla voglia di scontro mentre il presidente in carica è apparso sbiadito, sottolinea il giornale di Amburgo. Per le Monde invece i due sfidanti sono stati entrambi, tecnici e pugnaci.A poche ore dall´evento le Monde parlava del dibattito di Denver come di un duello televisivo organizzato alla perfezione da due uomini che poche ore dopo si sarebbero scontrati davanti agli occhi del mondo. Secondo il giornale francese il documento più interessante, segreto però per gli elettori, è proprio quello che regola il dibattito fino ai minimi dettagli. Il memorandum, d´intesa stavolta, stilato da Romney e Obama sembra aver funzionato. I candidati si sono rispettati evitando espressioni forti e insulti personali.Le Monde ritiene inoltre che pur essendo i duelli televisivi uno dei riti più attesi di tutte le campagne presidenziali Usa, studi condotti da oltre mezzo secolo di dibattiti mostrano che il loro impatto sul voto è limitato. Soprattutto in un momento come l´attuale caratterizzato da una forte polarizzazione ideologica e con un tasso di indecisi inferiore al 10 per cento, i dibattiti non sviluppano il senso critico di chi ascolta e confortano l´opinione dei rispettivi schieramenti elettorali che spiano piuttosto il comportamento dell´avversario.Le Figaro ritiene che le elezioni americane contengano livelli di menzogna difficilmente raggiungibili da altri eventi politici Usa. Il primo duello Obama-Romney potrebbe segnare un nuovo record in questo senso scrive il quotidiano conservatore francese citando le cifre apparse sul sito di “factchecking”, politifactbias.com. Finora il 27 percento delle dichiarazioni di Obama sono false o piuttosto false, per l´1 percento si tratta invece di menzogne spudorate. Una proporzione che per Romney sale al 32 percento di falsità e al 9 di vere e proprie bugie.Mentre la Turchia rientra nella lunga guerra contro i ribelli curdi come scrive la Neue Zurcher Zeitung, il conflitto civile siriano minaccia di estendersi proprio al paese anatolico dove da ieri l´artiglieria di Ankara risponde alle granate arrivate dalle frontiere siriane che hanno causato cinque vittime turche.
 
Intervistata da le Figaro la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, non ritiene incompatibili crescita e austerità. Secondo l´economista francese esistono misure che vanno prese per privilegiare le condizioni della crescita, riforme di struttura che aiutano imprese e famiglie. Il punto più delicato sta nel preservare il sostegno pubblico per le categorie che possono farsi portatrici della crescita. 

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