La proposta fatta al Bundestag ieri dalla Cancelliera Angela Merkel di affidare alla Commissione europea il diritto di veto sui bilanci nazionali degli Stati membri, ha riacceso le tensioni e i dubbi sulla strategia economica dell’Ue.
Antonio Pilati, già al vertice della Fondazione Rosselli, all’Autorità di garanzia sulle Comunicazioni, all’Antitrust e ora nel cda della Rai, in una conversazione con Formiche.net sostiene che “la Germania sta esercitando una marcata egemonia nell’area euro, e il desiderio di Berlino di controllare da vicino i bilanci degli altri Paesi mi sembra una buona conferma di questa impostazione. Dall’altro lato, ed entro un certo limite, gli altri Paesi entrano in crisi perché le opinioni pubbliche in Europa si oppongono alla crescita del sistema comunitario e vogliono mantenere il comando in casa propria”.
Pilati non nasconde di essere scettico sull’Unione europea e sulle sue impostazioni: “Al momento – spiega – mi sembra difficile una strategia di rilancio dell’integrazione perché le opinioni pubbliche dei vari Paesi sono ostili a questo processo. E i politici non possono non tenerne conto”.
L’ex commissario Antitrust, che da mesi sul quotidiano Il Foglio analizza con preoccupazione lo stato dell’Unione europea, sottolinea che l’euroscetticismo sta dilagando man mano che la situazione economica s’incancrenisce, in un crollo che viene spesso attribuito all’Unione, ai suoi meccanismi di funzionamento distorti e alla moneta unica. “Giuliano Amato – commenta Pilati – sostiene che finora l’Ue sia andata avanti con una maschera sul viso facendoci sapere meno possibile quello che stava facendo sul piano dell’architettura istituzionale. E’ difficile fare progressi nell’integrazione ma, d’altro canto, senza questi l’euro non può andare avanti”.
Rimettersi in carreggiata, secondo Pilati, è arduo: “Non è facile uscire dalla crisi, con la previsione di una fase di stagnazione economica nei prossimi anni, se si considera che l’euro sta creando crescenti divari, mentre in un’area di moneta comune è importante creare una progressiva omogeneità economica tra i vari Paesi. E’ difficile andare avanti con l’architettura che c’è ora, e in questo quadro difendere gli interessi italiani. Mi rendo conto che rompere l’euro è una soluzione costosa, ma mantenerlo significa accettare una dura fase di stagnazione. Alcuni autori, come George Soros, Martin Wolf, Charles Dumas sono molto scettici sul futuro dell’euro, e, registrando quello che dicono gli economisti, anche io ne sono perplesso, così come credo molti milioni di italiani”, dice Pilati riecheggiando un suo articolo pubblicato oggi sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara.
Nell’articolo sul Foglio di oggi, infatti, l’intellettuale arriva a scrivere: “Soros, Wolf e Dumas sono convinti che i danni derivanti da una difesa prolungata, e alla fine probabilmente vana, di una moneta sbagliata nell’impianto siano superiori ai costi di una rapida separazione consensuale. Per l’Italia è il tema è decisivo e un errore strategico può condizionare i prossimi vent’anni. Nel 1992 una difesa del cambio oltre i limiti del ragionevole ebbe esiti drammatici”.