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Non dimenticate i porti!

“Entro la legislatura” è ormai un mantra che accompagna le istanze delle imprese e le promesse del Governo. È segno che l’urgenza è avvertita e pesa l’incertezza elettorale, ma c’è la convinzione che alcune cose importanti si possono fare. Dal nostro punto di osservazione, come gestori di infrastrutture e imprese che fanno trasporto, ci sono priorità di ordine generale che condividiamo con gli altri attori economici, prima fra tutte la tranche di 20-30 miliardi di debiti della PA verso le imprese da liquidare per anticipazioni bancarie, e il rischio che la recessione inaridisca ampie filiere produttive pregiate: è un rischio per l’automotive, come è noto, ma non dimentichiamo la logistica portuale e retro portuale che richiede investimenti per competere nel Mediterraneo e in Europa e non migrare altrove.
 
Soprattutto per questo auspichiamo che il Parlamento vari rapidamente la legge di riforma portuale, già passata all’unanimità al Senato, e la legge quadro sugli interporti, pure in dirittura d’arrivo. Ci sono due o tre cose che vorrei aggiungere tra le priorità per arginare l’erosione di mercato che gli operatori italiani subiscono e che alimenta gli 8 miliardi di deficit della bilancia commerciale di settore: sostenere gli incentivi tipici, che tutti gli altri hanno, per l’intermodalità marittima e ferroviaria; esigere effettiva parità di condizioni nell’apertura dei mercati europei; evitare il vizio dell’overdesign nel recepire le norme comunitarie, non solo per le infrastrutture, vincolandoci a standard superiori e più costosi di quelli richiesti e praticati dall’Europa.
 
La Nazione, 13 ottobre 2012


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