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#OppureChàvez

Nichi Vendola corre alle primarie e la sua candidatura alla guida del paese costringe tutti, ed in particolare il centrosinistra,ad una vero confronto sulle idee. Si parlerà di modello di welfare, perimetro dello Stato e linea di politica economica: tax and spend oppure cut tax and spend less.
 
Anche se ci rassicura di non vuoler “abrogare i mercati” (insomma ci risparmia il modello Corea del nord), il leader di Sel indica una strada precisa: più Stato e meno (libero) mercato. Per Nichi “l’Europa è strangolata dal liberismo e cloroformizzata dal blairismo” e la sinistra italiana, e Matteo Renzi in particolare, è colpevolmente “subalterna al modello liberista che sta scorticando l’Europa”.
 
 Negli ultimi 20 anni l’Italia è stata in balia di un liberismo selvaggio e di una dittatura dei mercati, pertanto c’è bisogno di un ritorno dei lungamente assenti “Stato” e “politica”.
 
Forse abbiamo passato gli ultimi 20 anni in due paesi diversi. Non so Vendola, ma io ho vissuto in Italia, non proprio la patria del liberismo: pressione fiscale tra le più alte del mondo, oltre metà del Pil in spesa pubblica, debito pubblico alle stelle, grandi gruppi industriali in mano allo Stato e alla politica (Eni, Enel, Ferrovie, Poste, Finmeccanica, Telecom), banche gestite dalle fondazioni e quindi dai partiti, giustizia lentissima, burocrazia asfissiante e corruzione diffusa. Ad oggi in Italia il liberismo è “non pervenuto”, lo conosciamo solo per sentito dire, come non risultano tracce di una sinistra “subalterna al blairismo”, quando invece conserviamo lucidi ricordi di una sinistra ostaggio della Cgil e dei Bertinotti, dei Pacoraro Scanio e dei Turigliatto.
 
Vendola indica l´abbandono di un riformismo liberista (che non c’è mai stato) per un nuovo “paradigma” (come lo chiama lui). La parola d’ordine che sintetizza questa alternativa è oppure Vendola: “La solita Italia, oppure Vendola”, “la finanza senza regole, oppure Vendola”, “l’Italia che frana, oppure Vendola”, ma a parte gli slogan elettorali, quali sono i punti di riferimento di questo “nuovo paradigma”? Se non a Blair, Clinton o Schroder, a chi si ispira la sinistra vendoliana?
 
Niente “sinistra subalterna la paradigma neoliberista” , ma socialismo sudamericano: “Ho una profonda simpatia per quel laboratorio chiamatorivoluzione bolivariana, un’esperienza che ha fatto invecchiare la stella di Cuba (sic!) perché Chávez, questa è la profonda verità, riesce dove Fidel ha fallito” e ancora “Chávez resta l’artefice, il protagonista d’una sperimentazione concreta di lotta contro la povertà”. Il caudillo, ex golpista, amico di Castro, Gheddafi, Ahmadinejad, Lukashenko e Assad è un esperimento riuscito: accentramento del potere politico ed economico, nazionalizzazioni, pulsioni dittatoriali, inflazione alle stelle, tessuto industriale smantellato e un’economia che galleggia solo grazie all´estrazione del petrolio.
 
Con l´ingresso in campo di Vendola la sfida di Renzi non è più una battaglia di rinnovamento contro la vecchia classe dirigente del Pd, ma anche uno scontro tra visioni della società: concorrenza oppure statalismo, meno tasse oppure spesa pubblica, creazione della ricchezza oppure redistribuzione, Blair oppure Chàvez.
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