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Per i montezemoliani gli F-35 di Di Paola sono troppo pochi

F-35 sì, F-35 no. Il dibattito sull’acquisto dei 90 cacciabombardieri non tende a calare. Il ministro alla Difesa, Giampaolo Di Paola, ha deciso di ridurre di numero l’ordine degli aerei, detti anche Jsf (Joint Strike Fighter). L’investimento è di 80 milioni di dollari come costo base per ogni velivolo, per un totale di 7 miliardi, dai 10 preventivati per l’acquisto di 131 caccia multiruolo di quinta generazione monoposto, a singolo motore con ala trapezoidale stealth invisibile ai radar. In breve, il gioiello tecnologico dell’americana Lockheed Martin.
 
In un’intervista a Formiche.net, il sottosegretario alla Difesa, Gianluigi Magri, ha sottolineato l’importanza dell’acquisto dei super-caccia: “E´ un aereo necessario – ha detto – Il ministero ha annunciato che si risparmieranno 4 miliardi di euro, riducendo a 90 il numero di F-35 con cui sostituire i circa 160 fra AMX e Tornado, AV-8B in servizio oggi”, ha spiegato.
 
Sul tema si è espresso recentemente anche Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa, oggi vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali e da pochi giorni responsabile Difesa di Italia Futura, il movimento fondato da Luca Cordero di Montezemolo.
 
L’opinione di Camporini sull’opportunità dell’acquisto dei super-caccia è chiara: “L’F-35 incide sulla capacità operativa delle forze, di tutte non solo quelle aeree; esso incide ancor di più sul livello politico, cioè sulla decisione strategica delle operazioni – ha dichiarato in un’intervista del 28 settembre scorso al settimanale il Mondo – E’ un vettore aereo dotato di intelligenze artificiali che consentono la massima integrazione con le reti operative, intelligence e strategico-politiche”.
 
Ma secondo il responsabile della Difesa di Italia Futura, il dilemma sull’acquisto dei caccia non sussiste se ci si pone una semplice domanda. “Tu hai l’F-35? Allora sei nel sistema e contribuisci alle sue decisioni; tu non hai l’F-35? Allora sei fuori e subisci le decisioni altrui”.
 
Ma Camporini si spinge oltre. Se il ministro Di Paola ha potato per l’acquisto di soli 90 dei 131 super-caccia preventivati, l’attacco di Camporini lo coglie sul fronte opposto rispetto a chi invoca un maggiore ridimensionamento: “Erano stati chiesti 131 F-35 non per capriccio. Quel numero 131 è punto d’equilibrio fra sostenibilità finanziaria, impegni operativi plausibili e quantità di velivoli da rinnovare, combinati con il prevedibile livello di impiegabilità, intorno al 75%, a sua volta influenzato dalle perdite in operazione, dai cicli di manutenzione e da quelli di ammodernamento”.
 
Secondo l’ex capo di Stato maggiore, il taglio a 90 esemplari comporterà il ridimensionamento drastico delle “possibilità operative”, e nella stessa misura “sarà ridotto il contributo italiano alle missioni internazionali, con ovvie conseguenze politiche ed economiche”.


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