Skip to main content

Renzi, il grande bluff (o il grande inganno?)

Premetto, so di essere controcorrente e che mi attirerò una valanga di critiche. Ma tant’è, non ho nulla da perdere non avendo ambizioni a poltrone particolari (ho già la mia e mi basta, anche se spesso è condivisa con la nostra cagnolina…) e avendo avuto un’educazione che mi porta sempre a dire quello che penso, accettando il confronto e il dialogo, ma sempre improntato alla coerenza ed al rispetto delle altrui opinioni. Anche nel pur a volte arido mondo dei rapporti commerciali, sono incline a far mio il detto che “i buoni affari si fanno sempre in due” e quando uno dei soggetti in campo pensa di stravincere accade, prima o poi, che quella vittoria si tramuta in una sonora sconfitta.
 
Ciò premesso, veniamo al punto: Matteo Renzi. Da alcuni mesi assisto alle vicende del sindaco toscano e alla sua battaglia per un presunto rinnovamento del suo partito. Per inciso, avrei dovuto scrivere rottamazione (parola bruttissima) della vecchia nomenclatura, ma dato che l’autore l’ha recentemente abiurata, la cito solamente. A suon di chilometri, per lo più macinati in camper, a volte in aereo privato, con indubbia empatia Matteo distribuisce da nord a sud pillole di populismo alla Grillo, briciole di contenuti e gadget a sostegno della sua campagna per le primarie. All’inizio dell’avventura renziana, ascoltandolo prima e leggendo poi le bozze dei suoi eventuali programmi di governo, mi sono chiesto: che ci sta a fare uno così, con quelle idee liberaldemocratiche in un partito come il Pd? E poi, dopo i primi violenti attacchi subiti dai suoi, perché non si distacca? Domande alle quali, inizialmente guardando l’iniziativa con favore, ho dato una mia personale, semplice risposta: è coerente, ovvero crede al possibile cambio di pelle …e battaglia, dall’interno. Tutto ciò, peraltro, rinunciando alle lusinghe di altri partiti e nuovi movimenti in cerca di un leader.
 
Poi, recentemente, mi sono posto una domanda: che mestiere esercita Renzi? Ovvia la risposta, il sindaco di una bellissima città. E prima ancora il presidente di provincia. In gioventù concorrente alla ruota della fortuna del compianto Mike Bongiorno. Gli piace apparire. In sintesi, un politico. Non volendo entrare nel merito di dove riesca a trovare il tempo per amministrare la sua città (peraltro è pagato dai contribuenti per farlo), preso come è dagli impegni elettorali, leggasi la parola “politico” intesa come professionista, ovvero esperto della macchina politica, non certo nel senso spesso dispregiativo che, erroneamente, gli viene attribuito, generalizzando e banalizzando. Ebbene, da professionista, Renzi dovrebbe essere perfettamente consapevole che una sua eventuale vittoria, di fatto, non cambierebbe nulla. Anzi, darebbe origine ad ulteriori disagi. Bersani resterebbe comunque segretario e capo del partito. Ce lo vedete Renzi, candidato premier del Pd, a selezionare le candidature per le elezioni 2013, seduto al tavolo con quelli che ha voluto rottamare? Per non parlare della futura convivenza con Vendola…
 
Nel caso invece di una sconfitta di Renzi, che fine farebbero coloro i quali all’interno del Pd ed attualmente deputati o senatori della Repubblica, hanno sostenuto la sua posizione? Sarebbero ricandidabili? Si, nella fantapolitica! E Renzi? Tornerebbe a fare il sindaco… mah!
Ecco che si palesa sempre più il dubbio: stiamo assistendo ad un grande inganno da parte del toscanaccio? Per parafrasare i mitici “Amici Miei” di Tognazzi & C.: una supercazzola con scapellamento a… vantaggio personale? Vantaggio che assumerebbe le forme di un nuovo partito da lui fondato al momento opportuno, ovvero dopo aver montato ad hoc l’attenzione della gente e dei media, raccolto popolarità e consensi, con un sonoro e clamoroso saluto al Pd, approdando quindi ad altri lidi? Magari quelli di un re di Arcore alla ricerca di un Lancillotto, visti i numerosi ammiccamenti di quest’ultimo ai sudditi delusi dal sovrano?
 
Forse, quelli miei, sono solo i dubbi di un ingenuo passionario che però ama il proprio Paese ed è stanco di assistere ai troppi giochetti e gattopardismi che ha visto oramai da troppo tempo. Tuttavia, se così sarà, che grande, ennesima delusione avremmo. E intanto, il Financial Times scrive “Italy shows disaffection with politicians” . …chissà perché?

×

Iscriviti alla newsletter