Preoccupata dal fatto che i consumatori europei siano al verde e possano dirle addio, Mc Donald’s Corp. sta offrendo coupon e nuovi menù in Germania, Francia e nei Paesi vicini cercando di stabilizzare il suo più grande mercato.
L’Europa rappresenta circa il 40% dei ricavi di Mc Donald’s, ma il rallentamento della crescita del continente sta facendo peggiorare i risultati complessivi della società, che perciò sta intensificando le sue offerte nell’area.
In Francia e Germania, i due più grandi mercati europei, il gruppo sta offrendo coupon “prendi due paghi uno” di Big Macs e di Mc Nuggetts, così come il “McDeal”, un menu da 3,79 euro che comprende burger, patatine e bibita.
Non è la prima volta che McDonald’s offre menù di questo tipo in Europa, ma, secondo il Wall Street Journal di oggi, gli sforzi attuali sono coordinati in uno schema di più ampio respiro e non si tratta della solita promozione limitata nel tempo. Secondo alcuni analisti l’incerta situazione politica europea avrà bisogno di due o tre trimestri prima che l’affluenza aumenti e i margini riprendano a crescere. I dati sulla spesa per mangiare e bere in Germania non sono incoraggianti, con un crollo del 23% negli ultimi dieci anni, passando da 47,7 miliardi di euro nel 2001 a 36,9 nel 2011.
Tutte le catene di ristoranti stanno affrontando un aumento del costo degli ingredienti a causa della siccità dell’estate appena trascorsa, ma le sfide in Europa sono sentite in maniera più acuta da Mc Donald’s rispetto ad altre case di fast-food perché si tratta della più grande catena americana nell’area, che contribuisce fortemente ai risultati complessivi. Anche Burger King ha introdotto delle promozioni in Europa, ma la zona, con Medio Oriente e Africa, rappresenta solo il 25% dei ricavi.
L’Europa sembra quindi essere stata troppo attraente per Mc Donald’s, e il simbolo della globalizzazione potrebbe restare spiazzato di fronte a competitor che hanno saputo diversificare le loro strategie in modo più efficace. Anche il menu da quattro euro sta diventando un lusso per l’Europa in ginocchio?
