Spesso ciò che spaventa da vicino, visto da un´altra prospettiva, fa sorridere. E´ la stessa sensazione che devono provare gli americani nel vedere con quanta paura l´Italia, e non solo, sta affrontando il fenomeno Beppe Grillo.
Un articolo in prima pagina sul Washington Post ricostruisce la storia politica del comico genovese e la parabola di successo del suo Movimento Cinque Stelle. L´attacco dà il senso del pezzo: “Assomiglia a Jerry Garcia, scherza come John Stewart e assicura che il mondo non ha nulla da temere dall´uomo più divertente d´Italia. E allora perché l´Europa teme quel terremoto politico che è Beppe Grillo?”.
Il comico e leader politico viene definito “funny man” e il giornalista Anthony Faiola che firma l´articolo vuole sgombrare il campo da un equivoco che, parlando di Italia, è tanto scontato quanto lontano dalla realtà.
Mentre porta la sua ´rivoluzione´ per le piazze d´Italia, i paragoni con Mussolini fioccano inevitabili, dice il quotidiano americano conservatore, ma il suo messaggio di sinistra contro la corruzione ha molti più punti di contatto con quello di un liberal americano come Michael Moore. “Mi chiamano populista, ci chiamano nazisti e mi chiamano Hitler, ma non capiscono – spiega in un´intervista lo stesso Grillo – Quello che sta succedendo è che il nostro movimento sta riempiendo uno spazio simile a quello dei nazisti in Germania o (Marine) Le Pen in Francia. Ma non siamo per niente come loro. Siamo gente moderata e bellissima e siamo l´ultima cosa rimasta tra l´Italia e i veri estremisti”.
Ora, se sull´ultima affermazione si potrebbe discutere, in un contesto come l´attuale, con lo scandalo nella Regione Lazio e le foto del ´toga party´ in stile romano, è normale che a una parte degli italiani Grillo appaia “profetico” e “la sua opinione che la classe politica italiana è in bancarotta morale e non salvabile sembra provata”, scrive il WP. Dall´America forse è questo dell´Italia a far paura.
