A
differenza di ciò che si possa pensare, l’annuncio di Benedetto XVI di un nuovo
concistoro, fissato per il 24 novembre, non ha colto di sorpresa gli “addetti
ai lavori”. Più volte, infatti, il blog de La Stampa Vatican
Insider aveva preannunciato la possibilità che il Papa procedesse entro la
fine dell’anno alla creazione di nuovi cardinali.
Nonostante
l’esiguità del numero dei cardinali inseriti nella lista papale (appena sei),
il concistoro del 24 novembre presenta alcuni aspetti molto interessanti,
andando anche a “sconvolgere” quella che era stata sino ad ora la tradizione. E
si sa quanto la Chiesa sia ad essa legata.
Era
dai tempi di Papa Pio XI, e precisamente dal lontano 1929, che non venivano
convocati due concistori nello stesso anno. E’, infatti, dello scorso febbraio
la creazione di ben 22 nuovi cardinali da parte di Benedetto XVI. Una
decisione, quella del Santo Padre, che, sebbene arrivi in un momento piuttosto
intenso per la vita della Chiesa di Roma, come dimostra il Sinodo in corso, il
“pasticcio” sulla possibile visita di una delegazione di cardinali in Siria e il processo all’ex maggiordomo Paolo
Gabriele, vuole essere un risposta forte e vigorosa agli scandali che hanno
colpito la Chiesa in questo ultimo periodo.
Ed è
proprio qui che si inserisce un altro aspetto chiave. Mai nella storia
millenaria della Chiesa vi fu un concistoro senza la partecipazione di un
cardinale italiano o, quanto meno, europeo. Un’assenza, quella dei porporati
del vecchio continente, che deve essere letta alla luce del recente scandalo di
Vatileaks. Italiani, infatti, sono i principali “protagonisti” dei fatti che ha
portato all’arresto di Paolo Gabriele. E se si considera che, a parte
l’eccezione di Harvey, Prefetto della Casa Pontificia, non vi è nessun
esponente della curia romana, si nota come Benedetto XVI abbia voluto
accogliere le pressanti richieste che da tempo provenivano da quella parte
dell’episcopato che chiedeva un bilanciamento del collegio cardinalizio,
considerato troppo curiale e romano-centrico.
Nomi
eccellenti, quindi, sono rimasti fuori da questa “tornata” cardinalizia: oltre
a Rino Fisichella, Presidente del Pontificio consiglio per la nuova
evangelizzazione, già più volte in predicato di divenire cardinale, a Vincenzo
Paglia, Vescovo di Terni, a Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, rimane
escluso, con una certa sorpresa, anche il Prefetto dell’ex Sant’Uffizio Gerhard
Ludwig Muller. L’inflessibilità del Santo Padre è stata, infatti, pressoché
totale.
Una
Chiesa, quella che uscirà dal concistoro del 24 novembre, che, nella volontà di
Benedetto XVI, dovrebbe essere meno legata agli intrighi di curia e ai giochi
di potere. Bensì una chiesa più internazionale, e soprattutto, missionaria.
Solo così si può capire la decisione di assegnare la porpora a un nigeriano, un
libanese, un indiano, un colombiano ed
un filippino.
Una
sola curiosità, che desta un po’ di sorpresa: l’unico curiale che verrà creato
cardinale, il Prefetto James Harvey, è colui che ha “raccomandato” Paolo
Gabriele affinché venisse assunto all’interno dell’appartamento papale.
Evidentemente Benedetto XVI non gliene fa una colpa. E ciò a maggior ragione, visto che il Papa ha
annunciato di volerlo “promuovere” arciprete della Basilica di San Paolo fuori
le mura.