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Vendola sfida Monti pure sui conti in disordine

“Un atto d’amore nei confronti della Puglia” e di “lotta politica contro il governo Monti, contro le ricette monetariste che stanno spingendo l’Europa verso una bufera recessiva”. Così il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha descritto la decisione di sforare il patto di Stabilità per cofinanziare la spesa comunitaria e per immettere nel sistema economico pugliese risorse complessive per 500 milioni di euro; una mossa dettata dall´esigenza di non perdere i finanziamenti messi a disposizione dall´Unione europea per le Regioni.
 
Una scelta che sembra più che altro politica e va ad arricchire l’immagine che il candidato alle primarie del centro sinistra vuole dare di sé quale fustigatore dei tecnici e paladino di temi propriamente di sinistra come quello del lavoro in antitesi a chi ritiene che la spesa è sempre e comunque improduttiva.
Così ben vengano le mini-sanzioni previste dallo sforamento controllato come il blocco delle assunzioni (eccetto nella sanità); l’impossibilità di contrarre nuovi mutui e il livellamento della spesa corrente al triennio in cui è stata più bassa (nel caso della Puglia, quello dal 2007) se esso potrà portare soldi ed occupazione.
 
In un atto di accusa al governo Monti, il leader di Sel candidato alle primarie del centro-sinistra ha criticato le politiche dei tagli che “stanno deprimendo in maniera sempre più drammatica l´economia italiana e stanno profilando uno scenario del 2013 da brivido: se si considera, contemporaneamente, la ulteriore lievitazione dell´imposizione fiscale e gli ulteriori tagli alla spesa sociale, il quadro dell´impoverimento della società è drammatico”.
 
“Il punto è che – ha chiarito il governatore – molte amministrazioni sono condannate a morte perché alla fine se noi dobbiamo soltanto pagare gli stipendi del personale che opera nelle nostre amministrazioni, e eventualmente pagare le rate dei mutui contratti nel passato, poi non abbiamo più niente da fare. Noi proviamo a recuperare un minimo di ruolo per la politica” e “il governo regionale pugliese cercherà di usare fino all´ultimo quattrino per aprire cantieri e dare lavoro. Penso che sia assolutamente di buon senso – ha concluso – fare quello che abbiamo deciso di fare, mal sopportando la lezioncina leziosa e petulante di chi dice alle Regioni: ‘spendete le risorse comunitarie’ fingendo di non sapere che non le possono spendere a causa del problema del cofinanziamento strozzato dal vincolo del Patto di stabilità”.
 
Una rivoluzione che secondo il sito de Linkiesta è più che altro un bluff. Nessuna ribellione o violazione ma “un atto previsto dalla manovra finanziaria 2011 valido da quest’anno. Con una sola eccezione: a poterlo sfondare, con le dovute sanzioni, sono gli enti locali e le Regioni che abbiano una maggiore spesa per interventi finanziati dall’Unione europea e realizzati con la quota di finanziamento statale. E la manovra è sostenibile perché, secondo quanto certificato dal monitoraggio del ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, la Puglia è tra le migliori, anche nel Mezzogiorno, a sfruttare la dotazione annua di fondi europei”.
Come conferma al sito d’informazione l’assessore al Bilancio della Regione Puglia, Michele Pelillo: “Non è una decisione contro legge. Fino al 2010 le opzioni erano due: sfondare o rispettare il patto di stabilità a seconda dell’equilibrio positivo o negativo dei conti. Ora abbiamo una terza opzione, sfondare il patto ma limitatamente alla spesa comunitaria già disponibile”.
 
Certo è che la mossa di Vendola a livello regionale va di pari passo con la sua strategia nazionale per sfondare alle primarie. Così questa mattina in una video lettera su Youtube, il leader di Sel si rivolge ai suoi avversari invitandoli a incontrarsi su un inedito terreno di gioco: “Cari amici e amiche delle primarie vogliamo parlare di cose serie? Vogliamo concretamente ritrovare quel filo smarrito che ci riconnetta al mondo del lavoro? Caro Bersani, caro Renzi, cara Puppato: ritroviamoci tutti a Pomigliano. Accompagniamo gli operai, quei 145 iscritti tesserati della Fiom licenziati da Marchionne, che la Corte d´Appello di Roma ha detto, ordinandolo, che devono rientrare in fabbrica. Portiamoli noi in fabbrica e riprendiamoci la bandiera del lavoro, della dignità e dei diritti del mondo del lavoro. Aspetto una vostra risposta”.


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