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Vincitori e vinti in Sicilia

Che con il risultato siciliano, come annuncia il molto probabile futuro governatore Rosario Crocetta, “cambierà la storia” è ancora presto per dirlo. Ma la realtà che sta uscendo dalle urne della Sicilia dà indicazioni precise su cui i partiti dovranno fare i conti.
Con 3.740 sezioni scrutinate su 5.307, il candidato Pd-Udc Crocetta è in testa con il 31%, seguito dal candidato di Pdl-Pid-La Destra Nello Musumeci con il 24,9%. Al terzo posto l´esponente del movimento 5 Stelle, Giancarlo Cancelleri, che ottiene il 18,4%, davanti a Gianfranco Micciché, candidato con il Partito dei siciliani e Fli, al 15,1%.
 
L’alleanza Pd- Udc paga
Anche se appare una vittoria dimezzata dall’astensionismo (47,4%), quella di Crocetta conferma la bontà dell’accordo tra Pd di Pier Luigi Bersani e Udc di Pier Ferdinando Casini che hanno scommesso sulla sua candidatura e su un´alleanza non facile.
 
Il flop di Sel-Fiom
Con uno striminzito 6%, l’alleanza Sel, Idv e Fiom si è rivelata poco efficace alle urne. A Nichi Vendola correre senza il Pd non conviene. Ma il Pd può dire lo stesso di Vendola? A giudicare dall’esito delle urne, siciliane no.
 
I rimpianti di Pdl e Grande Sud
Se solo avessero corso insieme… avrebbero vinto. Unendo i risultati ottenuti da Nello Musumeci, candidato di Pdl e La Destra, e da Gianfranco Micciché ex parlamentare Pdl che correva per Grande Sud, Mpa e Fli, il centro destra avrebbe ottenuto oltre il 40%. Invece non resta che certificare la loro sconfitta in una regione in passato berlusconiana che diventa per la prima volta a guida del Pd.
 
Grande coalizione all’orizzonte
Che piaccia o no, la frammentazione costringe alla grande coalizione.
Il quadro che va delineandosi in Sicilia rende molto probabile un governo di coalizione, perché per nessun candidato sembra vicina la quota di governabilità. La legge elettorale siciliana prevede infatti la seguente ripartizione dei 90 seggi: 80 in quota proporzionale alle liste che superano il 5%; 1 al presidente risultato più eletto e altri 8 come bonus alle sue liste; 1 al presidente che arriva secondo nella contesa. Escluse dalla ripartizione dei seggi sono quelle liste che non raggiungono quota 5%. Nessuno raggiungerebbe quota 46 seggi, che è la maggioranza necessaria per governare un Consiglio composto da 90 consiglieri. E´ evidente che in questo quadro si renderebbero necessarie alleanze tra almeno due dei quattro poli in campo.


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