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Vade retro Bersani e Berlusconi, tutti con Monti

Mario Monti, chiamato a fronteggiare una drammatica emergenza, ha utilizzato sicuramente la leva fiscale, ma ha anche avviato una serie di profonde riforme, dalle pensioni al lavoro, dalle liberalizzazioni alle semplificazioni, che sicuramente hanno bisogno di un po’ di tempo per produrre dei risultati concreti. Ma questo non basta. Occorre proseguire al di là dell’emergenza, con una capillare azione di riorganizzazione della macchina pubblica riducendone i costi ed aumentandone l’efficienza.

Ora un primo importante gruppo di associazioni tra le quali Italia Futura, Indipendenti per l’Italia, Zero Positivo ecc, hanno fatto sabato scorso a Roma in un convegno agli Studios di via Tiburtina, un decisivo passo verso la formazione di un nuovo soggetto politico con l’ambizione di cambiare nel profondo la ormai vecchia e stantia geografia partitica italiana. La campagna elettorale sta già rimettendo in circolo le vecchie illusioni che tutto possa continuare come prima della parentesi Monti, o le facili demagogie salvifiche come quella di una patrimoniale che, come per incanto, risolverebbe i nostri problemi creando posti di lavoro e assicurerebbe le garanzie sociali e pensionistiche di prima.

L´esempio tedesco

Il nuovo raggruppamento della società civile dovrà in primo luogo dire la verità agli italiani. E spiegare che una strada per uscire dalla crisi in tempi non lunghi esiste e si può percorrere senza ulteriori sacrifici fiscali (quelli li abbiamo già fatti), ma con la disponibilità di tutti a rimettersi in gioco, ad accettare le riorganizzazioni indispensabili rinunciando a qualche rendita di posizione che peraltro ormai viene sempre più erosa dall’incalzare della crisi. Forse pochi ricordano che dieci anni fa la Germania era tanto in crisi da essere ritenuta il “malato d’Europa” e che è uscita dalla crisi operando nel corso di tre o quattro anni un robusto taglio della spesa pubblica che ha permesso la riduzione delle tasse sulle imprese e in parte sui salari; e facendo una serie di riforme del lavoro che, tramite la riorganizzazione dei processi produttivi, hanno consentito importanti guadagni di produttività che sono stati lasciati quasi interamente alle imprese, essendo le retribuzioni rimaste praticamente stabili.

I primi risparmi dalla politica

E’ una strada che anche l’Italia può percorrere, magari senza le esagerazioni dei tedeschi, ma lasciando un buon margine degli incrementi di produttività ai redditi da lavoro, e utilizzando i risparmi sulla spesa pubblica alla riduzione degli oneri sociali e delle tasse sulle aziende. I primi risparmi devono essere fatti dalla classe politica. E questo deve avvenire non solo con il taglio degli stipendi e delle varie prebende, ma anche con la riduzione del numero degli eletti sia al centro che in periferia, e con la riduzione delle consulenze e dei faraonici uffici di segreteria. Bisogna poi ridurre drasticamente tutte quelle società pubbliche possedute da Regioni, Province e Comuni che sfuggono a qualsiasi regola e che sono il dorato rifugio di tanti politici trombati e di tante clientele nullafacenti.

Le astruserie su banche e patrimoniali

La riorganizzazione della Pubblica amministrazione consentirebbe poi altri ingenti risparmi e renderebbe più difficile le ruberie che da sole ammonterebbero, secondo stime della Corte dei Conti, ad oltre 60 miliardi all’anno. Tutto questo ci procurerebbe risorse sufficienti per un abbassamento della pressione fiscale e per una ripresa degli investimenti pubblici avviando quindi un sano rilancio dello sviluppo e dell’occupazione. Tutti coloro che vanno cercando nuove risorse dicendo che bisogna penalizzare le banche, o che sarebbe meglio non stare più nell’euro, oppure propugnano una patrimoniale non tanto sugli immobili ma soprattutto sui depositi bancari e sui titoli posseduti, non fanno altro che seminare paura a tutte le categorie di risparmiatori e a tutti i potenziali investitori nel nostro paese, inducendo una rovinosa fuga di capitali.

Né Bersani né Berlusconi

Oggi lo spread rimane ancora a livelli più elevati di quanto non sarebbe giustificato dai nostri fondamentali, soprattutto a causa dell’incertezza sull’esito delle elezioni politiche della prossima primavera. Gli investitori sanno che la destra berlusconiana è ormai un partito avventurista e populista,e quindi inaffidabile. La coalizione di sinistra, pur capeggiata da un moderato come Bersani, è ritenuta incapace di resistere alle pressioni della sua ala sinistra che vuole abolire la riforma delle pensioni, cancellare qualsiasi riforma del mercato del lavoro e della contrattazione, ed in genere pensa che la ripresa possa venire da un aumento della spesa pubblica e da una politica industriale autarchica ed assistenzialista.

L´effetto benefico sullo spread

Una vittoria elettorale di un movimento che si richiama a Monti darebbe ai mercati una vera e propria sferzata di fiducia nei confronti del nostro paese e potrebbe in breve tempo spingere lo spread verso i 100-150 punti con risparmi nel medio termine di almeno una ventina di miliardi di Euro all’anno. Questo farebbe tornare alla normalità il settore del credito senza il quale qualsiasi ripresa industriale è semplicemente impensabile. Questo nuovo soggetto politico nasce sulla base di una piena fiducia sulla voglia degli italiani di sentire una parola di verità ,di uscire dalle sterili proteste e dagli sberleffi alla Grillo, e di poter contare su persone che, senza ambizioni di carriera politica,vogliono solo dare una mano a far tornare l’Italia al ruolo che le compete in Europa e nel mondo.

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