Gabriele Albertini continua a ribadire che, nella corsa a governatore della Regione Lombardia, si candiderà contro Roberto Maroni. Quello dell´ex sindaco di Milano è sicuramente un buon nome da spendere: molti milanesi, infatti, sono convinti che sia stato un sindaco migliore sia della Moratti che di Pisapia.
Ma Albertini si è messo in testa di guidare un nuovo progetto politico che mira a rompere un´alleanza forte e solida che, almeno in Lombardia, ha funzionato bene per quindici anni. Dalla sua, in questo momento di anti-politica, ha il fatto di non essere identificato come uomo-partito e di volersi rivolgere alla società civile.
Ma ciò è sufficiente? Roberto Formigoni è stato e continua a essere il suo principale sponsor, ma non è detto che ciò sia un vantaggio per l´ex sindaco (che, tra l´altro, quando sedeva a Palazzo Marino era un acerrimo nemico del Celeste). Il governatore uscente, infatti, nonostante abbia fatto credere il contrario (mediaticamente è una vera macchina da guerra), ha rotto a freddo un patto siglato con Pdl e Lega da tempo, che prevedeva elezioni anticipate in Lombardia da tenersi contestualmente alle politiche (e sua candidatura a parlamentare). Il che gli è valso il definitivo ostracismo da parte del suo partito, che continua a considerare strategica l´alleanza col Carroccio.
In più, da tempo, è stato scaricato da Comunione e Liberazione: sia dal popolo, che dai vertici ciellini (al meeting di Rimini dello scorso agosto la situazione era evidentissima anche ai più sprovveduti), che dai politici a lui più vicini (Maurizio Lupi e Mario Mauro in primis). La benedizione di Formigoni, dunque, se nei primi giorni è servita per lanciarlo sui giornali, in breve tempo si sta ritorcendo come un boomerang su Albertini. Che comunque continua ad andare per la sua strada, minacciando lo strappo della tessera del Pdl, “forte” di un consenso che gli deriverebbe dai movimenti della società civile che in qualche modo si rifanno a Mario Monti.
Ma è proprio qui il punto. Come è visto il montismo il Lombardia? Quale peso (elettorale) hanno gli amici di Montezemolo nella regione più produttiva d´Italia? E ancora: l´Udc si è già sfilata e siamo proprio sicuri che Oscar Giannino (tanto per fare un nome) appoggerà Albertini? O, piuttosto, sarà accanto (nei modi e nelle forme ancora da stabilire) a Roberto Maroni, con cui si è visto un paio di giorni fa? Lo scenario, in Lombardia, è in continua evoluzione. Ma ciò che appare chiaro è che nel centrodestra sono tutti convinti che la candidatura di Bobo Maroni sia forte (la più forte) e autorevole, tanto da poter risultare vincente.
Podestà e Mantovani si sono già espressi chiaramente in tal senso; si sa che a Lupi, Angelino Alfano e Romani non dispiacerebbe affatto che Maroni fosse il nuovo governatore. E il Cavaliere è convinto della bontà della soluzione. La sensazione è che, se si trova la quadra e si rinsalda l´asse del Nord, nonostante il successo di cui godrà Beppe Grillo, il centrodestra possa vincere in Lombardia ed evitare una débacle elettorale che altrimenti lo ridurrebbe ai margini della politica.