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Ambrosoli o Albertini? Italia Futura e i cattolici scelgano

Scrivere i manifesti vaghi in cui molti possano riconoscersi appellandosi alle più generiche buone volontà riformatrici è relativamente facile, ma dichiararsi “moderato” non significa conquistare in automatico un diritto a rappresentare una larga platea di italiane e italiani. La galassia di personalità e associazioni che hanno scoperto una loro vocazione politica e che vanno aggregandosi attorno al contenitore Italia Futura ha davanti a sé molte opportunità ma altrettanti rischi. Il primo si chiama Lombardia.
 
Sin dall´inizio il movimento fondato da Luca Cordero di Montezemolo ha ondivagato nella relazione con Silvio Berlusconi (alleato o surrogato) ma ha di fatto sempre dichiarato di volersi insediare politicamente nel campo che fu di Forza Italia. In questo contesto nasce il corteggiamento nei confronti di Gabriele Albertini, ex sindaco berlusconiano nella città di Milano. Un usato sicuro, capace – nella valutazione degli sherpa Carlo Calenda e Andrea Romano – di coniugare vecchio e nuovo, Roberto Formigoni e Montezemolo.
 
L´idea poteva avere e secondo molti ha tutt´ora un buon appeal elettorale. Ma, sul cammino dell´ex, è spuntata una alternativa rilevantissima: Umberto Ambrosoli. Formiche.net ha già dichiarato come e perché il professionista milanese è il candidato giusto che meglio sa interpretare la voglia di rinnovamento e svolta etica (non moralista). L´Udc che guarda a un´alleanza di governo fra moderati e progressisti è stata centrale nella candidatura di Ambrosoli e ha compiuto una scelta netta e chiara. Personalità cattoliche come Andrea Oliverio, Carlo Costalli e Andrea Riccardi – solo per citarne alcune – si sentono più rappresentate da Ambrosoli e dall´idea politica che rappresenta o sono per un lifting (neanche troppo efficace) del vecchio centrodestra?
 
Al di là della buone intenzioni, gli italofuturisti debbono discutere di questo il 17 novembre alla loro convention: se andare alla terza Repubblica con un Ambrosoli o con un Albertini. È la dura legge della politica quella che impone di fare delle scelte.
 

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