“Scuola pubblica, scuola pubblica!”. Il coro è riecheggiato ieri nelle strade della protesta, misto a imprecazioni antisistema e persino antisemite (i fischi alla sinagoga di Roma, con annessi inni a Saddam Hussein e alla guerriglia palestinese).
È triste che tanti studenti si facciano condizionare dalla sinistra estrema, canalizzando il loro comprensibile disagio per una società asfittica e antimeritocratica in un recinto ideologico inadeguato alle sfide della contemporaneità. Protestano contro l´austerità fiscale, senza considerare che il debito pubblico è la peggiore ipoteca sul futuro della società italiana ed europea. S´indignano contro qualsivoglia riforma che sfiori la scuola e l´università, gridando immediatamente alla “privatizzazione”, e diventano così – loro malgrado – i migliori alleati del classismo intrinseco al sistema formativo italiano che ha fallito tragicamente la sua funzione di ascensore sociale.
Sono vittime di un mercato del lavoro duale e di una società frantumata tra garantiti e sfigati, tra baroni e servi della gleba, ma hanno paura della competizione, della diffusione delle opportunità e della responsabilità individuale. Quante energie e afflati di libertà sprecati, strumentalizzati da qualche capetto che, come i suoi predecessori degli anni Settanta, non aspetta altro che saltare il fosso e diventare un importante esponente del capitalismo socialisteggiante e clientelare che a lor signori piace tanto!