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Che cosa si aspetta l’Europa dal nuovo Obama

Cosa si aspetta l’Europa dal secondo mandato di Barack Obama e che cosa concederà il presidente americano all’Europa? Risposta: la continuità di una politica basata sul multilateralismo. Per Roberto Menotti, ricercatore senior dell’Aspen Institute Italia, le preferenze esplicite per Obama dell’opinione pubblica e delle leadership in Europa si basavano sul desiderio di stabilità e continuità nei rapporti tra gli Stati Uniti e il Vecchio continente. Almeno per i prossimi quattro anni.
 
Secondo Menotti è stata preziosa, in materia di sicurezza, la gestione congiunta della situazione in Libia, mentre sul piano economico è stata apprezzata la capacità di Obama di fare pressione sulle scelte della Germania. Gli europei vogliono mantenere viva la dialettica tra opinioni diverse, a favore della crescita.
 
Unire le due Americhe
Le elezioni presidenziali hanno evidenziato le fratture che vivono gli Stati Uniti. Più che un desiderio, l’unificazione è un’esigenza urgente a favore della governabilità. Soprattutto per riuscire a gestire il problema fiscale. La scadenza per un intervento legislativo arriva entro gennaio del 2013 ed è necessaria la conciliazione con la maggioranza repubblicana al Congresso.
Arrivare a un accordo sul Fiscal cliff potrebbe bastare nell´ immediato, ma non nel lungo periodo. Le divisioni dell’America sono diventate più vaste. Secondo Menotti, “non esistono solo i repubblicani e i democratici. Le minoranze in America sono etniche, razziali, religiose ma adesso anche generazionali. Ci sono divisioni tra i vecchi e i giovani. L’America è diventata molto più complessa di quello che era, ci sono molte più fratture e risanarle sarà molto più difficile”.
 
Una visione moderna dei diritti civili
Tenendo conto delle promesse fatte nel 2008, Obama non ha deluso in materia di diritti civili. Per il ricercatore dell’Aspen, il presidente americano ha ragionato su quelli che considera pilastri fondamentali: accesso all’istruzione, al sistema sanitario e il lavoro. “È una visione più moderna dei diritti civili. Non si può continuare a ragionare come negli anni ’60. È cambiata la società e sono cambiati i diritti. Quella di Obama è una visione più liberale del ruolo del governo e la difesa dei diritti”, ha spiegato Menotti.
 
La religione? Un problema repubblicano
A differenza di quanto si crede, per Menotti l’essere mormone non ha giocato contro Mitt Romney nella corsa elettorale. La questione religiosa non è un problema nazionale ma un nodo politico-culturale all’interno del partito Repubblicano, dove ci sono correnti moderate e altre più fondamentaliste che si scontrano. “Si sono resi conto di queste divisioni – ha detto Menotti – e adesso, finite le elezioni presidenziali, dovranno fare i conti per poter affrontare tra due anni le elezioni per il Congresso”.


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