Pubblichiamo l´editoriale del direttore di Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, uscito sull´edizione odierna di Italia Oggi
Vincenzo Maruccio, consigliere regionale Idv del Lazio, e uomo di fiducia del segretario del partito, Antonio Di Pietro, è stato arrestato e associato al carcere di Regina Coeli sotto l’accusa, dice l’ordinanza del gip, di aver sottoposto i conti del partito “a una sistematica spogliazione”. Maruccio è accusato di peculato per aver sottratto dalle casse del partito circa un milione di euro negli ultimi due anni. Tali somme sono state fatte confluire su una decina di conti che poi sono stati sistematicamente svuotati. Nella stessa ordinanza si legge inoltre che Maruccio (che pure percepiva, legittimamente, la ricca indennità di funzione come consigliere regionale) era “una persona perennemente pressata dalla necessità di reperire denaro” a tal punto che sottrasse soldi anche dalla nonna. Inoltre indusse la ex convivente a farsi pignorare il quinto dello stipendio per poi poter incassare subito il finanziamento relativo. Sempre secondo il gip, l’ex consigliere regionale dell’Idv “non ha esitato a violare ogni regola, sia quella sulla circolazione del contati sia quella sulla negoziazione degli assegni”. Accuse di questo tipo sono sicuramente gravi a carico di qualsiasi amministratore pubblico ma sono gravissime (e devastanti per l’Idv) se si riferiscono all’aderente a un partito (come l’Idv, appunto) che fa, dell’onestà e del rispetto delle regole e della legge, la sua unica bandiera. Insomma, dopo la discussa e, per certi versi, imbarazzante inchiesta di Report di Milena Gabanelli sulle risorse di Di Pietro e dopo la sua imbarazzata difesa, davanti alle telecamere della Rai, Di Pietro ha imboccato un accelerato declino. Il suo capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, lo ha abbandonato su due piedi. Il Pd di Bersani ha confermato che non si alleerà con Di Pietro. Adesso gli cade tra capo e collo la tegola, veramente imbarazzante, di Vincenzo Maruccio, che potuto operare indisturbato, perché, evidentemente, non c’erano controlli di sorta (oppure esistevano connivenze? E fin dove, in questo caso?) riuscendo così a distrarre ingenti risorse pubbliche a suo esclusivo beneficio e confermando, con i fatti, quel vecchio motto di Pietro Nenni che diceva: “Se giochi a fare il puro, prima o poi incontri uno più puro di te che ti epura”.